In fatto di riscaldamento climatico gli scienziati accusano la famigerata anidride carbonica. Sarebbero dunque le emissioni di CO2, causate dall'uomo, a provocare il riscaldamento terrestre.
Questa tesi non convince però l'accademico tedesco Werner Weber, secondo cui la causa dei cambiamenti in atto è da attribuire soprattutto al sole. Proprio dalla nostra buona stella, infatti, dipenderebbe almeno metà dell'innalzamento di 0,8 gradi nella temperatura registrata negli ultimi 150 anni.
Lo studioso, citando la ricerca di un gruppo di scienziati guidati dall'ex ministro dell'ambiente della città-Stato di Amburgo, Fritz Vahrenholt, spiega che i campi magnetici sprigionati dalle macchie solari provocano variazioni consistenti e durature sulla temperatura terrestre.
In passato, infatti, così come emerge dall'analisi degli strati della terra, il clima ha subito delle sostanziali modifiche proprio in corrispondenza di cicli solari magnetici di diversa intensità. Basti pensare che un paese come la Groellandia, oggi assolutamente inospitale mille anni fa, in una fase di particolare attività solare, avrebbe avuto un clima talmente mite da essere adatto all'agricoltura.
Dal 1700 l'attività solare è cresciuta fino ad arrivare, nei due cicli che hanno preceduto il 1995, al valore più alto registrato negli ultimi 400 anni. Rifacendosi a tali osservazioni dunque, secondo Weber, anche se si riuscissaro a limitare le immissioni di CO2 attraverso politiche energetiche più oculate, la situazione non muterebbe in modo sostanziale.
A detta dell'accademico tedesco, comunque, non sarebbe il caso di alimentare inutili allarmismi ed i messaggi lanciati dalla comunità scientifica internazionale e dagli esperti dell'Onu sarebbero esagerati dal momento che, secondo fisici di comprovata fama, l'attività del sole sarebbe in calo da 15 anni e e sarebbe destinata a diminuire fino al 2030.