La data è il 13 giugno 1933. Il telegramma porta l’intestazione “Ufficio telegrafico di Milano” e la dicitura “Riservatissimo – lampo – priorità su tutte le priorità”.
Il punto alfa - Il 1933, infatti, viene identificato come il «punto alfa» dell'ufologia italiana, ovvero la prima volta che venne annotato qualcosa di strano e di emotivamente riconducibile a una dimensione non terrestre. Milano c'entra di rimando, perché l'Ufo in questione - ma all'epoca ancora non era stato coniato il nome e nemmeno si parlava dei Flying Saucers che l'imprenditore Kenneth Arnold avrebbe sdoganato solo nel 1947 -, coinvolse soprattutto la zona del Varesotto che si adagia tra Ticino e Lago Maggiore. Sesto Calende, per la precisione.
L'oggetto non identificato si sarebbe schiantato proprio da quelle parti, in un'area che abbraccia pure Vergiate e che dal punto di vista militare era una zona «calda» perché lì c'erano gli stabilimenti della Siai Marchetti (ora confluita nell'Alenia).
Nel giugno del 1933 qualcosa di strano accadde. Qualcosa sfrecciò sui cieli di Milano e infine precipitò tra Vergiate e Sesto. I fascisti parlarono di velivolo non convenzionale e immaginarono subito l'arma segreta di una potenza straniera.
In realtà pensarono a ben altro e questo ce lo prova un duro lavoro effettuato dal Centro Ufologico Nazionale, capace addirittura di arrivare ai documenti ufficiali e ai dispacci dell'Agenzia di stampa Stefani.
Il testo: “D’ordine personale del Duce disponesi assoluto silenzio su presunto atterraggio su suolo nazionale at opera aeromobile sconosciuto Stop Confermasi versione pubblicanda diffusa dispaccio Stefani odierno stop Idem versione anche at personale e giornalisti Stop Previste max pene per trasgressori fino at deferimento tribunale sicurezza dello Stato stop Per immediata conferma ricevimento stop Direzione affari speciali”. Sono le 16. Ma del misterioso atterraggio si parla già dalla prima mattinata. La macchina della censura si è messa in moto con tempestiva solerzia. Lo conferma un secondo telegramma della Direzione affari speciali. L’orario è quello delle 17,07. “D’ordine personale del Duce disponesi immediato dicesi immediato arresto diffusione notizia relativa at aeromobile natura et provenienza sconosciuta di cui at dispaccio Stefani data odierna hore 7 et 30 Stop Disponesi istantanea rifusione eventuali piombi giornalistici recanti detta notizia Stop Previste max pene per trasgressori fino at deferimento tribunale sicurezza dello Stato Stop dare immediata conferma del ricevimento Stop”
L'ipotesi che quella «roba» cascata dall'alto non fosse opera umana fu accreditata al massimo livello, vale a dire Benito Mussolini. E fu il Duce, d'autorità, a ordinare la censura: anche la fuga di un sussurro sarebbe stata deferita al tribunale per la sicurezza dello Stato. Fu imbavagliato perfino l'osservatorio meteorologico di Brera e si procedette a varare il Gabinetto RS/33, costituito da scienziati ed esponenti del regime, presieduto (nominalmente) da Guglielmo Marconi ma controllato dall'Ovra, la polizia politica fascista.
Era l'organismo che, fino al termine della Seconda Guerra mondiale, si sarebbe occupato degli avvistamenti, frequenti pure fra i piloti della Regia Aeronautica. Per la cronaca, l'oggetto schiantatosi sarebbe stato nascosto in un hangar della Siai, ma sul finire del conflitto quella struttura andò distrutta da un incendio che sarebbe stato doloso. Il mistero nel mistero.
Aggiornamento
Nel 2000 durante un simposio annuale sugli UFO a San Marino, l'ufologo Roberto Pinotti ha annunciato di avere ricevuto da una fonte ignota del materiale, successivamente pubblicato, "archivi fascisti sugli UFO".
Non esiste alcuna prova che suffraghi l'esistenza di tale struttura, o del presunto UFO. La notizia circa un simile organismo sarebbe stata comunicata da una fonte anonima a Roberto Pinotti, all'epoca (2000) presidente del C.U.N. (Centro Ufologico Nazionale), tramite l'invio di alcuni fogli dattiloscritti nei quali, appunto, si descriveva l'esistenza del suddetto gabinetto.
Tali prove, ritenute attendibili dagli ufologi e da Pinotti, che ha dedicato un libro all'argomento (Mussolini e gli UFO - Idea Libri, Rimini - 2001, scritto con Alfredo Lissoni), non trovano in realtà nessun riscontro reale. Dagli archivi documentali di epoca fascista non è finora mai emerso nulla in merito al fantomatico "Gabinetto RS/33".
Il C.U.N. sostiene di aver sottoposto alcuni dei frammenti di carta prelevati dai documenti ad una serie di esami volti a stabilirne l'autenticità. Tali esami, secondo quanto riportato dal C.U.N. stesso, avrebbero confermato l'originalità del materiale. Neanche l'esito di questo presunto esame, tra l'altro contestato anche da centri ufologici, comprova assolutamente l'esistenza di un simile organismo.
Pertanto, a meno di prove inconfutabili, provenienti da archivi ufficiali e non da fonti anonime, l'esistenza del Gabinetto RS/33 continua a vivere solo nella letteratura ufologica e complottistica.
Tuttavia non esistono assolutamente prove effettive, ovvero provenienti dagli archivi dell'epoca, che menzionino l'esistenza della suddetta commissione. Pertanto, solo nel mondo ufologico - e neanche unanimemente - si ritiene che tale organo sia effettivamente esistito.
Ma veniamo ai famosi “originali” delle prime spedizioni ricevute da Pinotti, quelle arrivate il 3 febbraio, il 19 febbraio e il 29 marzo 1996.
In ciascuno di essi non c’è nessuna indicazione, ripeto, nessuna indicazione, che li possa qualificare come appartenenti ad un archivio pubblico, né tanto meno riservato. La struttura delle lettere - qualsiasi sia l’origine - è in ogni caso quella della corrispondenza privata, perché i destinatari, di cui non si trova traccia, sono appellati come si fa in genere negli scambi epistolari tra privati.
C’è la carta intestata, è vero, ma questo non significa nulla, perché non è difficile procurarsi o riprodurre carta intestata.
E’ caratteristica comune degli archivi privati - sottolinea la professoressa Carucci - trovare corrispondenza privata scritta su carta intestata: se io sono un funzionario della pubblica amministrazione e scrivo a terzi o anche ad altro funzionario in forma privata, può capitare che usi carta intestata, ma questo non conferisce al documento natura pubblica.
Saremmo infatti di fronte a degli scritti non caratterizzati da nessuna struttura formale che li qualifichi come documenti appartenenti ad un archivio, e tali in effetti sembrano essere quelli presentati da Pinotti, che non hanno numero di protocollo, non hanno timbri, non hanno partizione interna, non hanno indicazioni, relativamente al mittente e al destinatario, che evidenzino una loro qualsiasi funzione pubblica.
Su questi pezzi di carta sono svolte anonime considerazioni su fenomeni che mostrano una vaga somiglianza apparente con i moderni fenomeni UFO, e sebbene questa definizione sia stata oggetto di dibattito, di approfondimento e di ampliamento da parte degli studiosi della disciplina, rimane certo il fatto che un pezzo di carta che riporta notizie favolose non sarà mai considerato un documento d’archivio per la pura e semplice circostanza che gli avvenimenti riportati implicherebbero il coinvolgimento di statisti e di amministrazioni pubbliche.
Il discorso relativo al carattere meramente privato e non pubblico di questi documenti va esteso, a parere della Carucci, anche al Telegramma dell’Ufficio Telegrafico di Milano, che è l’unico, tra i pezzi di carta originali, a mostrare un elaborato aspetto grafico, con tanto di caselle prestampate per contenere le informazioni e di dizione sul lato sinistro in basso «Mittente - Agenzia Stefani – Milano», ma sul quale, se si fa caso alle varie parti del documento, si vede che il nome del destinatario è stato cancellato con uno scarabocchio, come del resto gli stessi Pinotti e Lissoni avevano fatto notare.
Questo fa sì che il telegramma possa benissimo essere una comunicazione spedita ad un privato, e quindi la sua natura di documento appartenente ad un archivio di un ente statale è solo ipotetica.
Il contenuto del telegramma è tutt’altro che specifico e potrebbe essere anche la pura e semplice segnalazione di un normale dirigibile la cui attività poteva avere una qualche implicazione militare nell’ambito delle ordinarie funzioni di controllo degli spazi aerei.
A parte il carattere vago e talvolta banale delle informazioni riportate da questi documenti, facciamo notare la contraddizione intrinseca nelle affermazioni fatte circa la segretezza assoluta di queste informazioni, le quali però sarebbero circolate su documenti del Senato; documenti della Camera dei Deputati; cartoline postali del Senato del Regno; telegrammi dell’Ufficio Telegrafico di Milano. Non male come circolazione documentaria per delle informazioni che avrebbero dovuto essere coperte dal segreto più totale!
Si aggiunga che Pinotti sostiene che il presunto gabinetto RS/33 dipendeva direttamente dal Duce, essendo solo pro forma un’appendice della Regia Accademia d’Italia, ma essendo in realtà svincolato da ogni altro ente istituzionale («fatto salvo per la persona di Benito Mussolini»).
Un’affermazione del genere, non in linea - secondo la professoressa Carucci - con l’organizzazione del regime fascista, governo autoritario ma complesso e organicamente strutturato nelle sue articolazioni e nei suoi rapporti con le istituzioni dello Stato civili e militari, dovrebbe essere corroborata da una approfondita ricerca storico-istituzionale che ne provasse con certezza l’esistenza.
C’è poi la busta sulla quale sarebbe visibile la dicitura «Riservatissimo - a
mani di S.E. Galeazzo Ciano», che sarebbe arrivata a Pinotti sempre il 3 febbraio 1996 assieme ai documenti manoscritti e che sarebbe anch’essa “originale”: però anche questa busta non ha nessuna caratteristica che permetta di determinarne l’appartenenza ad un archivio pubblico o privato.
La presenza dell’intestazione «Senato del Regno» nella parte posteriore della busta non significa nulla da questo punto di vista come non ha alcuna importanza il fatto che vi sarebbero tracce di sigilli rotti sulla busta e il «tratto sinusoidale a penna stilografica» apposto «a garanzia della chiusura» (della busta), il quale apparirebbe nondimeno altre due volte sulla busta: tutti questi particolari non hanno assolutamente il benché minimo rilievo in relazione alla capacità di conferire forza di prova ai documenti, essendo tutti riproducibili con una facilità estrema.
E per concludere veniamo alla questione della perizia tecnica sui fogli:
Cominciamo con il premettere che con la perizia non si può comunque affermare che i documenti sono “autentici”, come scritto con troppa enfasi, e neanche che fanno parte di un archivio, ma in linea teorica si può solo stabilire che sono carte “vecchie”.
Se il grado di precisione del calcolo dell’età dei documenti possa spingersi fino ad affermare che essi sono anteriori alla Seconda Guerra Mondiale è difficile a dirsi, ma un colloquio con lo studio Maero-Cimini, sede peraltro della redazione del bollettino del Collegio Nazionale dei Periti Grafici, ha lasciato in chi scrive dei dubbi sulla realizzabilità di un tale grado di precisione.
E qui apriamo un inciso: il Collegio Nazionale dei Periti Grafici ha varie sedi in Italia e la sede che ho contattato è la principale. Essa si trova a Torino. Poiché Roberto Pinotti ha fatto eseguire la perizia su documenti manoscritti, ecco che questo Collegio è parso un organismo adatto per avere qualche informazione in più al riguardo.
Il personale dello studio Maero-Cmini si è mostrato estremamente disponibile a collaborare, nei limiti delle sue competenze, ed ha chiesto che fosse inviata per fax una fotocopia della pagina su cui si dava notizia dei risultati della perizia tecnica fatta eseguire da Pinotti, cioè, come abbiamo già detto, della pagina 23 di UFO Notiziario n. 11 dell’aprile 2000.
Ciò che è riportato su questo numero di UFO Notiziario, però, sono appunto soltanto le conclusioni della perizia, e da esse non si capisce a quali tecniche il perito che l’ha svolta, Antonio Garavaglia, consulente per il Tribunale di Como, abbia fatto ricorso per eseguirla, a quanto pare nel 1999.
Nelle suddette conclusioni, infatti, il tono delle espressioni utilizzate è, secondo i periti grafici da me interpellati, piuttosto generico. Per avere piena contezza degli esami eseguiti bisognerebbe conoscere in dettaglio le procedure e le prove esperite, ma qui rientra in gioco la pubblicità delle informazioni concernenti le azioni condotte: secondo lo studio Maero-Cimini, poiché la perizia non è stata eseguita all’interno di un’azione giudiziaria, tutta la documentazione relativa è mostrata o meno a discrezione di colui che l’ha fatta eseguire.
Sappiamo dell’esistenza di una dispensa che specifica in dettaglio gli esami condotti da Antonio Garavaglia e, malgrado il silenzio che ha corrisposto alle nostre richieste, lanciamo un ulteriore appello da queste pagine affinché questa documentazione riguardante il dettaglio degli esami svolti sia resa disponibile al più presto al resto della comunità ufologica: senza totale, fiduciosa circolazione pubblica delle informazioni qualunque ricerca non può dirsi un lavoro storico o scientifico, ma solo un esercizio per iniziati!
In linea del tutto teorica è possibile far eseguire dei test per comprendere - ad esempio - se sia stato utilizzato inchiostro vecchio e carta vecchia per comporre un documento nuovo o se invece il documento sia stato effettivamente prodotto in data molto anteriore (anche se non è sempre univoco da parte di tutti gli esperti del settore il giudizio sul grado massimo di precisione raggiungibile con l’applicazione delle tecniche tese ad accertare la data di un documento), ma da quanto finora è stato possibile apprendere non si capisce - ripetiamo - a quali procedimenti il perito Garavaglia abbia fatto ricorso per arrivare alle sue conclusioni.
Per tirare le somme:
1) i documenti arrivano da fonte anonima;
2) i documenti o sono manoscritti senza nessun elemento formale che li qualifichi come appartenenti ad un complesso documentario di un archivio pubblico oppure sono fotocopie di nessun valore sotto il profilo archivistico;
3) i documenti per ora non sembrano affatto essere a disposizione di chiunque - come noi - li voglia far esaminare da altri esperti;
4) i documenti manoscritti, che sono molto meno “esplosivi” (anzi a volte
sono sicuramente insignificanti) delle fotocopie quanto a contenuto delle notizie riportate, sarebbero di data molto antica in base ad una perizia grafica di cui però finora si hanno presenti solo le conclusioni finali senza conoscere in dettaglio gli esami condotti;
5) i documenti sarebbero stati “segretissimi”, però sembrano aver percorso molti circuiti a dispetto della loro presunta riservatezza;
6) per ammissione dello stesso Lissoni, non si trova traccia negli archivi di conferma delle notizie riportate sui documenti, tranne i dossier dell’Archivio di Stato di Milano, il cui senso è stato – come già scritto in precedenza – del tutto frainteso da Lissoni.
Ulteriori considerazioni
Molte persone hanno sollevato dubbi su questa controversa vicenda, vista la totale mancanza di prove, tranne dei documenti da fonte anonima che potrebbero essere falsi. Il CISU, un noto ente ufologico serio, pubblicò anche un suo studio, con perizie e consultazioni, in merito dove concludeva che la vicenda fosse falsa, cioè uno scherzo giocato da burloni al noto Centro Ufologico Nazionale, che però ci era cascato.
Paradossalmente, il primo a darne notizia con risalto fu la concorrenza, cioè la rivista "UFO: la visita extraterrestre", del contattista e stimmatizzato Giorgio Bongiovanni, concludendo peraltro che si trattava di un'abile falsificazione.
Naturalmente poi il CUN tramite la sua rivista "UFO Notiziario" parlò ampiamente della vicenda degli UFO di Mussolini, diffondendo definitivamente il mito di questa vicenda.
Tutta la storia sembra "cucita" addosso all'Italia per creare un caso simile a quello di Roswell, con tanto di comitato Majestic-12 (cioé l'RS-33). I documenti portati come prova, inviati da un fantomatico personaggio rimasto nell'ombra, non validano la tesi e non convincono.
Come per Roswell se fosse caduto un veicolo spaziale alieno in Italia sarebbe stato difficile mantenere, persino durante il Fascismo, una cortina di segreto rigorosa. Peraltro in un caso del genere il veicolo sarebbe stato inviato immediatamente presso il centro sperimentale di Guidonia per tutte le prove del caso, e non sarebbe stato tenuto in un hangar di una ditta privata (la Macchi). E siamo entrati in guerra con i biplani CR-42, i trimotori SM-79 e come top della tecnologia il Macchi C-200....ma per favore.
Peraltro l'Italia proprio nel periodo 1933-35 ha toccato l'apice del proprio sviluppo aeronautico (come tutti gli appassionati ben sanno), dopodiché è iniziato un lento ma inesorabile declino dovuto ad una serie di cause strutturali (ben descritte nell'ottimo volume di Giuseppe D'Avanzo "Ali e Poltrone").
Quindi viene a cadere qualsiasi ipotesi di "reverse engineering" tentata dall'Italia in quel periodo sul presunto velivolo alieno (ma i sostenitori di questa teoria diranno che gli italiani sono stati incapaci di effettuare il reverse engineering, peccato che l'Italia in quel campo all'epoca non era seconda a nessuno).
Qualcuno ha tentato di sostenere che alcuni progressi nel campo della propulsione a reazione compiuti in Italia siano "figli" di quell'evento. Vorremmo subito sfatare questa bufala in quanto gli studi dell'Ing. Secondo Campini, culminati nel velivolo a motoreazione Caproni-Campini CC1, sono stati avviati all'inizio degli anni '30, quindi prima del presunto crash.
Per quanto riguarda presunti avvistamenti di UFO da parte dei piloti della Regia Aeronautica a noi non risultano. Gli unici di cui siamo a conoscenza sono quelli relativi ai cosiddetti "Foo Fighters" avvenuti da parte dei piloti dell'USAAF e della RAF sopra la Germania durante la II Guerra Mondiale.
Insomma, la storia degli UFO di Mussolini non convince, è l'ennesimo scherzo ben elaborato.