Pubblicati su ApJ i risultati di una simulazione che mostrerebbe l’esistenza, agli albori del Sistema solare, di un quinto pianeta gigante, con dimensioni paragonabili a quelle di Urano o Nettuno. Il suo allontanamento potrebbe aver salvato i pianeti interni, fra i quali la Terra, da collisioni reciproche.
Diciamolo subito: la notizia non è poi recentissima infatti risale al novembre 2011,per ora è solo un’ipotesi suggestiva, per quanto confortata da migliaia di simulazioni al computer. Ma, se confermata, implicherebbe che, quando aveva appena 600 milioni di anni, il Sistema solare doveva aver ospitato un quinto gigante gassoso, oltre a Giove, Saturno, Urano e Nettuno. E che una collisione con Giove ne abbia provocato l’espulsione dal tavolo da biliardo planetario, facendolo sparire nello spazio profondo, giù nella buca dei pianeti orfani della stella madre.
Se è davvero andata così, suggeriscono le simulazioni, il sacrificio del gigante potrebbe non essere stato affatto inutile, anzi: la stabilità stessa del Sistema solare interno, e dunque della Terra, sarebbe una conseguenza dell’immane scontro fra Giove e il compagno perduto. Se, al contrario, lo scontro non fosse mai avvenuto, la leggera instabilità dell’orbita di Giove avrebbe esercitato un effetto devastante sui pianeti più interni, con rischi elevati di collisioni fra la Terra, Venere e Marte.
La simulazione, messa a punto dall’astronomo David Nesvorny del Southwest Research Institute, in Texas, parte dai dati osservativi sulla popolazione di corpi rocciosi che formano la fascia di Kuiper, la regione che si estende come un grande anello al di là dell’orbita di Nettuno. Nesvorny è giunto a formulare l’ipotesi del pianeta mancante è stata pubblicata on-line su ApJ come alternativa a una serie di risultati preliminari della simulazione, ovviamente incompatibili con la realtà, secondo i quali a essere sbattuto fuori da Giove sarebbe toccato a Urano o a Nettuno. Essendo però questi ancora fra noi, l’idea d’un quinto gigante gassoso ha preso forma. Rafforzata, fra l’altro, dalla recente scoperta di numerosi pianeti orfani che vagabondano solitari nel cosmo.
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