MEDICINA. Un gruppo di ricercatori italiani ha verificato che rimuovendo la membrana di colesterolo dalla cellula patogena questa diventa innocua e si trasforma in agente immunitario. Riusciremo a trovare una cura definitiva per questa piaga?
Anche il virus Hiv ha il suo tallone d’Achille. Lo ha scoperto un’equipe di scienziati italiani diretta da Adriano Boasso dell’Imperial College di Londra che ha pubblicato sulla rivista Blood i risultati di un lavoro condotto insieme a Mara Biasin, Luca Piacentini e Barbara Tavano dell’Università degli Studi di Milano. Secondo le loro conclusioni potrebbero essere state create concrete basi per un vaccino anti-Aids. I ricercatori hanno infatti verificato che un virus Hiv che, spogliato in parte del suo rivestimento esterno rimuovendo il colesterolo nella sua membrana, diviene innocuo. Non solo non è più in grado di infettare ma diventa capace di attivare una risposta immunitaria di tipo durevole (adattiva). Il virus Hiv quando penetra in un organismo interagisce subito con la prima linea di difesa del corpo, il sistema immunitario innato. Questa interazione è eccessiva e impedisce che il sistema immunitario adattativo, più importante, entri in azione e metta knock out il virus.
È anche per questo motivo che i farmaci contro l’Aids sono difficili da ottenere. Ma gli scienziati italiani hanno scoperto che togliendo il colesterolo sull’involucro di rivestimento del virus Hiv, questo diviene incapace di interagire con la prima linea di difesa del corpo, e quindi non si crea quel sovraccarico di attività che di fatto impedisce alle altre difese del corpo di attivarsi in modo efficace. Tutto ciò lascia campo libero all’azione delle difese adattative che funzionano più a lungo termine. Il 2011 sembra un anno fecondo per la ricerca di una cura efficace della terribile malattia che flagella il pianeta da circa 30 anni. È di queste ore la notizia sui primi risultati positivi di una terapia sperimentale che rende inerte il gene umano che aiuta l’Hiv a infettare le cellule.
I dati preliminari sono stati presentati alla conferenza Interscience on antimicrobial agents and chemotherapy tenuta a Chicago da Carl June della University of Pennsylvania. Lo studio è stato condotto su 10 pazienti progettando una terapia genica in grado di distruggere un gene delle stesse “cavie” umane, CCR5. L’idea di metterlo a tappeto si fonda sul fatto che alcuni individui in cui CCR5 non funziona sono naturalmente resistenti all’Hiv e al progredire della malattia.
Questo gene è infatti necessario al virus per infettare le cellule del sistema immunitario. Se anche le prossime fasi sperimentali dessero risultati positivi questa tecnica potrebbe portare molti pazienti sieropositivi oggi sotto terapia alla cosiddetta «cura funzionale». Cioè potrebbero interrompere le cure con farmaci antirertovirali e mantenere il carico virale basso senza farmaci.
Fonte: Terranews