Cosè? Di norma, il cibo passa dalla bocca all’esofago, che poi lo porta dritto nello stomaco. Una volta lì, il cibo non dovrebbe più ritornare indietro, ma procedere verso il duodeno. Ad evitare un eventuale ritorno del contenuto gastrico nell’esofago, ci pensa una “valvola” chiamata cardias che si chiude immediatamente dopo che il cibo è entrato nello stomaco.
Il reflusso gastroesofageo è un disturbo legato alla risalita del cibo e dei succhi acidi dallo stomaco all’esofago. Mentre le pareti dello stomaco sono abituate all’acidità, quelle dell’esofago non lo sono. Allora, succede che vengono irritate dall’acido, alla lunga si infiammano e possono ulcerarsi. Al reflusso gastroesofageo può associarsi un’ernia iatale nell’80 % dei casi. I sintomi? Tipicamente si manifestano come bruciore dietro lo sterno e rigurgito. A volte sono presenti anche sintomi atipici come asma, tosse e disturbi del ritmo cardiaco. I momenti più critici per il reflusso si possono verificare dopo un pasto abbondante e spesso durante il sonno, quando il contenuto gastrico risale più facilmente nell’ esofago, anche fino in gola. Le cause? Diversi fattori possono predisporre al reflusso gastroesofageo: il sovrappeso, l’ernia iatale, il mangiare in fretta o in modo disordinato, i pasti copiosi, gli alimenti pesanti, troppo conditi o ricchi di spezie, il bere alcolici, il caffè, lo stress, l’ansia, ecc.
Chi colpisce
Avere un po’ di reflusso ogni tanto, può essere normale. Se la cosa
diventa frequente (oltre le 2-3 volte a settimana) allora può diventare
una vera e propria malattia, che tende a cronicizzare.
Il
reflusso è un disturbo molto diffuso e in notevole aumento negli ultimi
decenni, tanto da essere definito la "malattia del terzo millennio".
Colpisce più le donne che gli uomini. La probabilità di soffrire di
reflusso aumenta con l'aumentare dell'età, soprattutto dopo i 40 anni.
Le persone più colpite sono in genere quelle di età compresa tra i 55 i
64 anni. E’ comune anche nelle donne in gravidanza (oltre il 50%
occasionalmente e il 5% giornalmente) e nei neonati. In Italia è molto
diffuso e colpisce circa una persona su tre. In genere è un disturbo più
comune nel mondo occidentale dove riguarda circa il 10-40% di tutta la
popolazione.
Le cure ufficiali
La
medicina accademica, propone farmaci antiacidi o antisecretivi in modo
continuo o al bisogno. Oppure l’intervento chirurgico. Per quanto
riguarda la tossicità e i limiti dei farmaci antiacidi, ho già scritto in un precedente articolo.
A proposito dell’intervento chirurgico, invece, qualche anno fa uno
studio ha messo a confronto i benefici dell’intervento con la terapia
farmacologica e ha scoperto che i pazienti che erano finiti sotto i
ferri continuavano comunque ad aver bisogno dei farmaci antireflusso.
Ancora peggio: la sopravvivenza a 10 anni tra gli operati era
significativamente più bassa e le morti per cause cardiovascolari
maggiori. Inoltre, ufficialmente l’intervento dovrebbe prevenire il
tumore, tuttavia, i ricercatori non solo hanno dichiarato che il rischio
di tumore nel reflusso gastroesofageo è stato oltremodo esagerato dalla
medicina, ma hanno anche dimostrato che, operazione o no, il rischio di
cancro all’esofago rimane comunque molto basso (J Am Med Assoc, 2001: 285: 2331-8).
Le alternative
Contrariamente all’approccio della medicina ufficiale, quello naturale
dovrebbe occuparsi del malato, più che della malattia. La valutazione
della costituzione, della patobiografia, delle tendenze ereditarie e
dello stato energetico globale dell’organismo sono più importanti dei
singoli sintomi contingenti, come il bruciore o l’acidità. Questo non
toglie il fatto che, anche con la medicina naturale, non si possano
utilizzare, all’occorrenza o inizialmente, dei farmaci antiacidi (erbe,
polvere di ostrica, bicarbonato di sodio, calcio carbonato, ecc.) per
alleviare i sintomi. Tuttavia, la cura sintomatica deve essere
subordinata alla cura globale della persona: abitudini di vita,
alimentazione, attività fisica, peso, attitudine mentale.
Alimentazione - sulla base della mia esperienza clinica, posso affermare che il reflusso gastroesofageo ed eventuali processi infiammatori-ulcerativi possono essere totalmente curati e guariti senza i farmaci dell’allopatia e, a parte rari casi, senza chirurgia, indipendentemente dalla presenza di un’ernia iatale o dell’Helicobacter pylori. La base fondamentale dell’intervento terapeutico è la dieta. Non solo intesa sotto il profilo di quello che si deve o non si deve mangiare, ma anche riguardo ad alcuni fondamentali aspetti:
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modalità - mangiare con calma, seduti, in ambiente tranquillo e non freddo, senza il disturbo di telefoni, televisione o discussioni impegnative. Masticare tutto molto bene. Come dice il saggio: “Mastica la tua acqua e bevi il tuo cibo”. La saliva contiene sostanze che tamponano l’acidità e riparano le mucose. Addirittura, pare che masticare la chewing gum dopo i pasti sia un toccasana per chi soffre di reflusso: stimola la produzione di molta saliva e aumenta il ritmo di deglutizione…l’importante è non usare quelle con aspartame e acesulfame. Nell’ambito delle “modalità”, una cosa da non fare mai è sdraiarsi dopo i pasti o infossarsi nella poltrona, ma anche impegnarsi in attività fisiche intense;
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tempi - per esempio, non bisogna abbuffarsi la sera e poi saltare la colazione;
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ritmi - avere pasti regolari, evitare digiuni prolungati;
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associazioni - non mischiare di tutto durante il singolo pasto. Dissociare il più possibile;
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qualità – consumare alimenti altamente nutrienti, freschi e vitali. Evitare il forno a microonde, i cibi confezionati, ecc. Ridurre globalmente i carboidrati. Alcuni alimenti potrebbero peggiorare decisamente la situazione: caffè, cioccolata, menta, alcol, spezie, dolciumi, ecc.
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quantità – fare piccoli pasti. Mai riempirsi. Non mangiare se non si è ancora digerito il pasto precedente.
Il sovrappeso è una
condizione che aggrava notevolmente il reflusso. In questo caso, allora,
bisogna modificare la dieta anche in senso dimagrante.
Fitoterapia - offre una vasta gamma di piante
medicinali che si sono dimostrate efficaci nel riflusso, nelle gastrite e
perfino nelle ulcere gastro-duodenali. Non è possibile in questa sede
elencarle e descriverle tutte. Posso solo segnalarne alcune. Hanno
principalmente proprietà antinfiammatorie, regolarizzanti l’acidità,
calmanti viscerali, adattogene (antistress) e amaricanti (amare). Queste
ultime sono di notevole importanza perché, somministrate alle giuste
dosi, hanno la proprietà di tonificare la valvola del cardias, di
favorire la digestione, stimolare la motilità dello stomaco (azione
procinetica) e far così procedere in avanti il contenuto alimentare,
senza farlo tornare indietro.
A proposito di acidità, voglio
segnalare che alcuni affermano che il reflusso gastro-esofageo non è
affatto un problema di iperacidità, come la medicina ufficiale ci vuole
far credere, ma esattamente il contrario. Tanto che una delle cure
proposte è proprio l’uso di integratori a base di acido cloridrico ed
enzimi da assumere prima dei pasti.
PIANTA MEDICINALE | PROPRIETÁ |
Liquirizia, Glycyrrhiza glabra | Antinfiammatoria, antisecretiva, cicatrizzante, protettiva delle mucose. |
Olmaria, Spirea ulmaria | Normalizzante l’acidità gastrica, lenitiva e protettiva delle mucose. |
Altea, Althaea officinalis | Lenitiva, emolliente, antinfiammatoria, cicatrizzante. |
Aloe vera, Aloe barbadensis | Antinfiammatoria, antiulcerativa, cicatrizzante. |
Calendula, Calendula officinalis | Cicatrizzante, riepitelizzante, antinfiammatoria. |
Shatavari, Asparagus racemosus | Antiulcera, emolliente. |
Centella, Centella asiatica | Antiulcera, riepitelizzante, adattogena. |
Amalaki, Emblica officinalis | Emostatica, antiossidante. |
Scutellaria, Scutellaria sp | Sedativa, tonico-nervina, antispastica e leggermente amara. |
Uncaria, Uncaria tomentosa | Adattogena, antiossidante, antinfiammatoria, antimicrobica. |
Melissa, Melissa officinalis | Sedativa, antidepressiva, antispastica. |
Genziana, Gentiana lutea | Digestiva, procinetica. |
Cicoria, Cichorium intybus | Coleretica, digestiva, procinetica. |
Zenzero, Zingiber officinale | Digestiva, spasmolitica, antinfiammatoria, carminativa. |
Glutamina – è usata come integratore per curare l’ulcera gastro-duodenale. Le cellule delle mucose la utilizzano come “carburante”. In caso di danno cellulare, infiammazione e ulcerazione il fabbisogno cellulare aumenta.
Colostro – è una speciale sostanza secreta dalle ghiandole mammarie di tutti i mammiferi al momento della montata lattea. E’ uno straordinario liquido che ha la funzione di proteggere la salute e la vitalità del nuovo nato. E’ stato in assoluto il vostro primo pasto, se avete avuto la fortuna di essere allattati al seno. Contiene ormoni, vitamine, fattori di crescita e molto altro. Per scopi commerciali, si utilizza quello ricavato dal latte di mucche molto selezionate. Recenti studi dimostrano che il colostro può essere utile per la cura di numerose patologie gastrointestinali (American Journal of Clinical Nutrition, Vol. 72, No. 1, 5-14, July 2000) e che alcune sue componenti possiedono un notevole effetto rigenerante e riepitelizzante (Beth Ley, PhD, Colostrum, Nature's Gift to the Immune System).
Osteopatia e chiropratica - Il trattamento cranio-sacrale può spesso correggere il reflusso, soprattutto nei bambini.
Multienzimi - l’assunzione durante e dopo il pasto di integratori enzimatici aiuta la digestione e riduce il ristagno nello stomaco del cibo. Sono dei sintomatici che accompagnano una terapia più profonda.
Vitamine e minerali – può costituire una terapia di supporto, soprattutto nei casi cronici. Uno studio ha messo in evidenza che una minore incidenza di cancro all’esofago è associato a più alti livelli nel corpo di vitamine A, B2, acido folico, zinco e altri fattori protettivi (www.healthy.net).
Succo fresco di cavolo - è un’ottima cura antiulcera che si può utilizzare anche nel reflusso. Se ne bevono 3-5 bicchieri al giorno. E’ molto efficace, ma non tutti sopportano il sapore forte di questa bevanda.
Sali di Schuesller - devono essere scelti in base ai sintomi. I principali sono: Natrum Phos, Natrum Sulph, Silica, Magn Phos.
Ayurveda – l’iperacidità è normalmente una condizione Pitta, ma il ristagno di cibo nello stomaco con conseguente fermentazione può essere Vata o Kapha.
Pitta – prevale la sensazione di bruciore, rigurgiti acidi e, a volte, nausea e vomito. Le cause possono essere un consumo eccessivo di zuccheri, dolciumi, cibi acidi, alcol e, più in generale, di pasti copiosi. Spesso si associano aspetti mentali come la collera, lo stress, l’impazienza e la competizione.
Vata – sono meno presenti sintomi come
il bruciore e i rigurgiti acidi. Prevale il dolore. La persona si sente
vuota, ha freddo ed è in uno stato di ansia. Possono esserci altri
sintomi, come le palpitazioni, l'insonnia, il meteorismo e la stipsi.
L’appetito e la digestione sono irregolari e le secrezioni acide
squilibrate. Una borsa di acqua calda può aiutare, così come bevande e
pasti caldi.
Kapha – la condizione Kapha si caratterizza
per la presenza di catarro, secrezioni acquose, ma raramente acide,
mancanza d’appetito, digestione lenta, dolore sordo e sensazione di
pesantezza. I sentimenti negativi che si accompagnano possono essere di
attaccamento, di avidità e di dolore. C’è un problema di sovrappeso e
di eccessi alimentari, orientati soprattutto verso carboidrati, dolciumi
e grassi.