Quante tecnologie rivoluzionarie non sono di dominio commerciale? Praticamente tutte, una di queste sarebbe stata scoperta dello scienziato Gugliemo Marconi noto al mondo per aver inventato la radio.
Non è certo una novità l'importanza rivestita dagli esperimenti sull'elettromagnetismo compiuti da Nikolas Tesla, improvvisamente scomparso dopo avere affrontato non poche battaglie per ottenere l'affermazione, tanto per fare un esempio, sulla diffusione dell'enegia elettrica alternata. Motivi industriali e commerciali, infatti, avevano indotto importanti industrie che già detenevano la tecnologia e gli investimenti per la distribuzione dell'energia elettrica continua (pur con gli ineliminabili limiti di essa per la distribuzione su vaste aree) a condurre una una vera e propria guerra e una campagna di discredito a danno di Tesla.
Pier Luigi Ighhina
Non sono nemmeno una novità gli esperimenti compiuti da un assistente di secondo piano del noto Guglielmo Marconi, Pier Luigi Ighhina (autore de: L'Atomo Magnetico), resosi famoso a Imola per ruscire a fare piovere - praticamente a suo piacimento o quasi - sulla zona dell'autodromo di Imola, per mezzo di macchine di sua invenzione.
Ora un impenditore genovese, Enrico M. Remonini, impegnato in affari con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita con sede in Lichtestein a Vaduz, svela un segreto legato al noto inventore italiano: questi, avrebbe scoperto un principio fisico-elettromagnetico per sviluppare enormi quantitativi di energia a partire dalla materia, senza emisioni di radazioni pericolose e/o di altre forme di inquinamento.
Tanto per fare un esempio concreto, ionizzando un grammo di ferro si sviluppa un calore pari a 24 milioni di KWh, cioè oltre 20 miliardi di calorie, capaci di evaporare 40 milioni di litri d'acqua. Per ottenere un uguale numero di calorie, occorrerebbe bruciare 15mila barili di petrolio. Sembra quasi di leggere un racconto di fantascienza, ma è soltanto la pura e semplice realtà. Almeno quella che i documenti in possesso dell'imprenditore genovese Enrico M. Remondini dimostrano.
Guglielmo Marconi, spaventato della portata della sua scoperta che infatti era divenuta oggetto di interesse del governo fascista dell'epoca per scopi bellici, si sarebbe confidato con il Papa Pio XII che l'avrebbe consigliato di distruggere i documenti della sua scoperta.
Non vi è dubbio che le cronache dell'epoca rifersicono, fra l'altro, di esperimenti condotti su strada che avrebbero provocato l'arresto per corto-circuito di macchine ed apparecchiature elettriche, fra cui anche le autovetture.
"Tutto è cominciato - racconta Remondini - dal contatto che nel 1999 ho avuto con il dottor Renato Leonardi, direttore della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, con sede a Vaduz, capitale del Liechtenstein. Il mio compito era quello di stipulare contratti per lo smaltimento di rifiuti solidi tramite le Centrali termoelettriche polivalenti della Fondazione Internazionale Pace e Crescita. Non mi hanno detto dove queste centrali si trovassero, ma so per certo che esistono. Altrimenti non avrebbero fatto un contratto con me. In quel periodo, lavoravo con il mio collega, dottor Claudio Barbarisi. Per ogni contratto stipulato, la nostra percentuale sarebbe stata del 2 per cento. Tuttavia, per una clausola imposta dalla Fondazione stessa, il 10 per cento di questa commissione doveva essere destinata a favore di aiuti umanitari. Considerando che lo smaltimento di questi rifiuti avveniva in un modo pressoché perfetto, cioè con la ionizzazione della materia senza produzione di alcuna scoria, sembrava davvero il modo ottimale per ottenere il risultato voluto. Tuttavia, improvvisamente, e senza comunicarci il perché, la Fondazione ci fece sapere che le loro centrali non sarebbero più state operative. E fu inutile chiedere spiegazioni. Pur avendo un contratto firmato in tasca, non ci fu nulla da fare. Semplicemente chiusero i contatti".
Nonostante questo imprevisto, Remondini ha in mano diversi documenti strettamente riservati della Fondazione Internazionale Pace e Crescita. Ogni foglio, infatti, è chiaramente marcato con la scritta "Riproduzione Vietata".
Il cosiddetto "raggio della morte"
Il cosiddetto "raggio della morte", infatti, pur essendo stato concepito teoricamente negli anni Trenta, avrebbe trovato la sua base scientifica soltanto tra il 1958 e il 1960. Vi furono diversi tentativi di realizzare una macchina che corrispondesse al modello teorico progettato, ma soltanto nel 1973 si arrivò ad avere una strumentazione in grado di "produrre campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti, in modo da colpire qualsiasi materia, ionizzandola a distanza ed in quantità predeterminate".
Fu a quel punto che il governo italiano cominciò ad interessarsi ufficialmente a quegli esperimenti. E infatti l'allora governo Andreotti, prima di passare la mano a Mariano Rumor nel luglio del '73, incaricò il professor Ezio Clementel, allora presidente del Comitato per l'energia nucleare (Cnen), di analizzare gli effetti e la natura di quei campi magnetici a fascio.
Tutte le prove condotte ebbero esito positivo e il professor Clementel, considerando che la durata dell'impulso dei raggi era minore di 0,1 secondi, valutò la potenza, ipotizzando la vaporizzazione del metallo, a 40.000 KW e la densità di potenza pari a 4.000 KW per centimetro quadrato.
Già negli anni Ottanta qualcosa venne fuori riguardo un ipotetico «raggio della morte». Il primo a parlarne fu il giudice Carlo Palermo che dedicò centinaia di pagine al misterioso congegno, affermando che fu alla base di un intricato traffico d'armi. La storia coinvolse un ex colonnello del Sifar e del Sid, Massimo Pugliese, ma anche esponenti del governo americano (allora presieduto da Gerald Ford), i parlamentari Flaminio Piccoli (Dc) e Loris Fortuna (Psi), nonché una misteriosa società con sede proprio nel Liechtenstein, la Traspraesa. La vicenda durò dal 1973 al 1979, quando improvvisamente calò una cortina di silenzio su tutto quanto.
Ciò che è certo è la decisione presa dagli autori della scoperta. Infatti, dopo anni di traversie e inutili tentativi per far riconoscere ufficialmente la loro invenzione, probabilmente temendo per la loro vita e per il futuro della loro strumentazione, tutti gli scienziati consegnarono il frutto del loro lavoro alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, che l'11 aprile 1996 venne costituita apposta, verosimilmente con il diretto appoggio logistico-finanziario del Vaticano, a Vaduz, ben al di fuori dei confini italiani.
Di fantomatica Fondazione non si trovno tracce, se non la notizia (in tedesco) che il primo luglio del 2002 è stata messa in liquidazione: parrebbe che a suo tempo l'organizzazione fosse stata costituita in primo luogo per evitare che un'invenzione di quella portata fosse utilizzata solo per fini militari.
Del resto anche i missili balistici (con quello che costano) diventerebbero ben poca cosa se gli eserciti potessero disporre di un macchinario che, per distruggere un obiettivo strategico, necessiterebbe soltanto di un sistema di puntamento d'arma.
Qualcosa, però, è cambiata. Tra il 1996 e il 1999 la Fondazione avrebbe proceduto a realizzare diverse complesse apparecchiature. Secondo la loro documentazione, infatti, è stata prodotta una serie di macchinari della linea Zavbo pronti ad essere adibiti per più scopi.
L'elenco comprende le Srsu/Tep (smaltimento dei rifiuti solidi urbani), Srlo/Tep (smaltimento dei rifiuti liquidi organici), Srtp/Tep (smaltimento dei rifiuti tossici), Srrz/Tep (smaltimento delle scorie radioattive), Rcc (compattazione rocce instabili), Rcz (distruzione rocce pericolose), Rcg (scavo gallerie nella roccia), Cls (attuazione leghe speciali), Cen (produzione energia pulita).