Recentemente è stata confermata definitivamente la creazione di una struttura tridimensionale in grado di controllare la luce nascondendo alla vista gli oggetti, sono stati utilizzati metamateriali top secret. Lo studio è opera di un gruppo di ricercatori tedeschi e anglo-americani.
«Finalmente funziona », spiega soddisfatto David Smith, alla guida di un gruppetto di ricercatori all’apparenza impegnati più in un gioco fantastico che in una seriosa ricerca. Niente di più vero, invece, questa volta; e la chiave della vittoria sono dei «metamateriali» da loro inventati partendo dai risultati teorici ottenuti nel maggio scorso da John Pendry dell’Imperial College di Londra.Le caratteristiche non vengono rivelate, dati gli interessi prima di tutto militari che la scoperta riveste. Tuttavia si sa che hanno proprietà elettriche e magnetiche alterate e sconosciute rispetto a qualsiasi tipo di sostanza finora esistente. L'esperimento condotto nei primi mesi dell'anno ha visto protagonista un cilindo di rame, che irradiato con onde elettromagnetiche molto piccole (come le microonde di un radar) non venisse più visto, lo specialissimo rivestimento, invece di far rimbalzare le onde elettromagnetiche come avviene nella norma, le deviava. Come in un torrente quando un flusso d’acqua incontra un masso e lo aggira proseguendo oltre.
Questo materiale non ha niente a che fare con quello adoperato dagli aerei invisibili americani che invece assorbono le radiazioni, e non ha nulla da spartire con gli esperimenti condotti da almeno mezzo secolo; perché tutti inseguono il sogno dell’invisibilità, percorrendo anche strade diverse, talvolta stravaganti. Come la vernice al glicerolo con la quale uno scienziato texano rendeva momentaneamente trasparenti i tessuti delle sue cavie.
Oppure i test all’università di Pennsylvania grazie ai quali si riusciva a «non far apparire» gli oggetti con un effetto di lente generato da alcuni minerali, o le prove all’università di Tokyo con un impermeabile che mostrava davanti ciò che era nascosto dietro usando una combinazione di stereocamere e specchi.
Ora David Smith pare aver imboccato la strada giusta, che sarà molto lunga, perché arrivare a rendere invisibili gli oggetti percepiti dai nostri occhi è molto più difficile rispetto alle microonde. Ma, scoperto il principio, si tratta solo di approfondire.
Come tutte le cose necessitano di tempo,mi auguro che questa tecnica non venga impiegata per scopi militari.