La Biblioteca Iwase Bunko è in possesso di un documento intitolato “Diario e racconti dei naufraghi”. tra queste storie vi è il racconto di una nave naufragata, con un aspetto molto misterioso.

ufo1600GiapponeLa Biblioteca Iwase Bunko è in possesso di un documento intitolato Hyouryuukishuu ( “Diario e racconti dei naufraghi”), che è stato stampato nel corso del tardo periodo Edo (1603-1868). Il documento racconta le storie di marinai giapponesi che si trovarono in terre straniere dopo essersi persi in mare, così come stranieri naufraghi approdati sulle spiagge del Giappone. Per il popolo giapponese, che all’epoca viveva in un prolungato periodo di isolamento nazionale, questi racconti esotici devono essere sembrati molto fantastici. Ma oggi queste storie sono state ristudiate e tra queste storie vi è il racconto di una nave naufragata, con un aspetto molto misterioso. Secondo il documento, questa nave è spiaggiata a Harashagahama a Hitachi-no-kuni (l’attuale prefettura di Ibaraki).

Il corpo della nave, descritta come 3,3 metri di altezza e 5,4 metri di larghezza, era stato costruito da materiale simile al colore del legno di sandalo rosso e ferro ed era dotato di finestre di vetro o cristallo. Personaggi misteriosi ed un alfabeto sconosciuto sono stati trovati in iscrizioni all’interno della nave. A bordo della nave alla deriva fu trovata  una donna giovane elegantemente vestita con un viso pallido con sopracciglia e capelli rossi , f u  stimatao essere tra i 18 ei 20 anni. Fu scritto che parlava una lingua sconosciuta, metallica , tanto che quelli che aveva incontrato non erano in grado di determinare da dove fosse venuta. Tra le sue braccia stringeva una semplice cassa luminosa simil legno che sembrava essere di grande valore per lei, alpunto da non permettere a nessuno di avvicinarvisi.

Il disegnatore della foto curò anche di riportare diligentemente i geroglifici osservati. Sono un triangolo il cui lato sinistro è intersecato da un cerchio; un glifo simile al segno fenicio zayin, pugnale, ma con una barra orizzontale al centro; un circolo; un cerchio sormontato da una croce greca; un delta con due lati intersecati da cerchi. Non è il caso di cimentarsi in inani tentativi di decifrazione di tali simboli, ma salta all'occhio che alcuni assomigliano in modo sbalorditivo a certi caratteri impressi su alcuni reperti ufologici. Che cosa può significare tale analogia? E', invece, soltanto una coincidenza?

(1) Circa le apparenti fattezze nipponiche, bisogna aggiungere che gli occhi a mandorla ed i capelli rossi (secondo i teorici degli antichi astronauti) sono tratti riscontrati in alcuni visitatori dallo spazio.

(2) Siamo in presenza di un simbolo identico al glifo che, nell’astrologia, si riferisce al pianeta Venere, ma capovolto. In questa identificazione grafica del pianeta ciprigno qualcuno ha visto uno specchio, in cui la croce sarebbe l’impugnatura; altri il sole sulla linea delle acque; altri il sole che sovrasta la materia, rappresentata dalla croce. Il glifo è simile all’ankh egizia, definita la “chiave della vita”.

(3) Nel 1947, Jesse Marcel Jr. disegnò i glifi da lui osservati sui rottami mostratigli dal padre, prima che egli li consegnasse alla base della cittadina. Il disegno mostra vari disegni (un quadrifoglio, una croce bombata, degli otto etc.), ma anche nella parte superiore una barra a doppia T su cui pare siano effigiate le stesse "lettere".

Sembra che questi caratteri siano diversi da quelle della sbarra recuperata vicino all'UFO crash del 1947, sono segni su cui si sono arrovellati numerosi studiosi e ricercatori. Talvolta forzando pesantemente dei tentativi di decodificazione.


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