Il paradiso e' una ''fiaba'' per chi ''ha paura del buio'': il celebre astrofisico britannico Stephen Hawking ha liquidato così l'idea di una vita oltre la morte. ''Non c'e' nulla per l'individuo oltre l'ultima scintilla di vita del cervello'', ha detto in un'intervista al Guardian lo scienziato, che gia' lo scorso autunno aveva fatto scalpore escludendo Dio dalla nascita dell'universo.
Con una malattia incurabile e degenerativa che lo hanno privato delle capacità motorie fin dall’età di 21 anni; lo scienziato inglese è ormai alla soglia dei settanta anni e dopo una vita intera dedicata alle scienze, alla ricerca e allo studio dello origini del nostro universo, racconta al Guardian la sua idea sull’universo, spiegando quella che secondo lui rappresenta la nostra esistenza. Chiunque si trovi in stato di malattia terminale, qualunque uomo, di fronte al pensiero della morte, da che mondo e mondo, cerca un appiglio nella sua spiritualità. Viene naturale sperare, se non in un Dio di quelli conosciuti, in un’altra esistenza dopo la morte. Bene, questo chiunque non è Stephen Hawking. “Ho vissuto con la prospettiva di una prossima morte per 49 anni- continua il fisico – non ho paura di morire, ma non ho neanche fretta di farlo. Il nostro cervello è come un computer che smette di lavorare quando uno dei suoi componenti si danneggia. Non c’è paradiso, né una nuova vita per un computer che si rompe”. Chiaro. Conciso. Imperturbabile.
IL PARADISO E’ UNA FAVOLA - “Il paradiso -continua il fisico inglese – è solo una favola per le persone che hanno paura del buio”. L’ateismo di Hawking non teme confronti, le sue sono affermazioni, non ipotesi. Come già aveva affermato in diverse occasioni, anche durante intervista al Guardian lo scienziato 69enne spiega come l’idea di un creatore che con le sue mani guida l’universo non è attendibile proprio grazie agli ultimi sviluppi della scienza: “Grazie a strumenti che già esistono, come lo European Space Agency’s Planck, sarebbe possibile individuare tracce ed “impronte” lasciate dalla luce fino a ritornare ai primi momenti in cui è stato creato l’universo.
Lo sviluppo della teoria del tutto, con cui l’uomo potrà definire tutte le forze che agiscono nel nostro universo -continua il fisico- sarà il trionfo della ragione umana; per allora dovremmo conoscere la mente Dio”. La posizione ferma ed inattaccabile di Hawking continua a delinearsi sempre di più nel corso dell’intervista.
PERCHE’ SIAMO QUI – Il luminare inglese parla senza mostrare la minima incertezza e alla domanda: Perché siamo qui? Arriva priva di timore una pronta risposta. “La scienza prevede che differenti tipologie di universo si creeranno, come si sono create finora, spontaneamente dal nulla. Per noi è una fortuna essere qui e dobbiamo andare avanti dando la massima importanza ad ogni azione ed esperienza che possiamo vivere”. Eccolo l’insegnamento, che arriva anche doveroso dopo una ferma distruzione di ogni possibile aldilà. La conclusione a cui arriva questo grande scenziato appare forse banale e inflazionata. Quella di vivere ogni momento, non deve però essere vista come un semplice e consunto “Carpe Diem”.
Il peso delle parole di Hawking arriva dall’esperienza stessa di chi le esprime. La fermezza, la freddezza con cui il fisico inglese esprime la sua teoria arriva infatti come il frutto di una vita purtroppo unica e irripetibile, che ha costretto un uomo a trascorrere ogni suo giorno con se stesso.
Quasi 50 anni durante i quali, una delle menti più brillanti del nostro pianeta, ha dedicato ogni minuto della sua esistenza alla scienza, allo studio ed alla ricerca di una risposta alle infinite incertezze nascoste nell’universo.