In aprile la chiusura per mancanza di fondi dell'unico radiotelescopio al mondo dedicato alla ricerca di segnali extraterrestri. Ora, grazie a duemila donazioni private, le antenne riprenderanno a funzionare. E in attesa di nuovi benefattori il futuro dell'esplorazione passa per i computer di casa
L'UMANITÀ torna a sbirciare dal buco della serratura più grande dell'universo, chiuso quattro mesi fa a causa della crisi economica. Il programma Seti (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) gestito dall'università di Berkeley ha raccolto fondi da quasi duemila donatori per riaprire l'Allen Telescope Array in California, l'unico punto di osservazione del pianeta dedicato a raccogliere i segnali radio in arrivo dallo spazio profondo alla ricerca di vita aliena, chiuso lo scorso aprile. Il progetto. L'iniziativa era nata nel 2001 dal cofondatore di Microsoft Paul Allen che, oltre a dare il nome all'impianto, aveva garantito quasi 12 milioni di euro per finanziare il progetto. Una complessa rete di 350 antenne, senza eguali in tutto il mondo, impegnate 24 ore su 24 a scandagliare il cosmo alla ricerca di segnali audio provenienti dall'universo. Soldi, evidentemente, a fondo perduto. Perché il radiotelescopio, dal 2007, anno in cui è entrato in servizio, ha registrato solo un lungo, interminabile silenzio.
Uno sforzo divenuto, a dieci anni dall'avvio del progetto, non più sostenibile. Troppi quei 3 milioni di euro necessari a tenere in vita la struttura, in tempi in cui anche i programmi governativi subiscono pesanti riduzioni di risorse, come dimostra il recente pensionamento dello Shuttle. Quindi, ad aprile, l'ammissione: "E' frustrante sapere che che ci sono mondi nell'universo che potrebbero ospitare forme di vita e noi non possiamo cercarli", aveva detto riferendosi all'esurimento delle risorse a disposizione.
Oltre duemila donazioni. Ci ha pensato quindi una cordata di finanziatori privati a riportare in vita il progetto. Tra questi lo scrittore di fantascienza Larry Niven, l'astronauta Bill Anders e l'attrice Jodie Foster, che nel 1997 aveva interpretato proprio una scienziata del programma Seti alle prese con un misterioso segnale proveniente dallo spazio nel film 'Contact'.
"L'Allen Telescope - ha detto il premio Oscar motivando la sua donazione - potrebbe trasformare la fantascienza in scienza, ma solo se verrà mantenuto in attività".
A 45 giorni dall'avvio della raccolta fondi, il Seti è riuscito a raccogliere quasi 200mila dollari, frutto di quasi duemila donazioni private, sufficienti per far ripartire il progetto e tenerlo attivo almeno fino a fine anno e garantirsi quindi altri cinque mesi di tempo per cercare nuovi benefattori.
L'esplorazione casalinga. In alternativa, l'università di Berkeley ha anche messo a punto - già dal 1999 - una soluzione per continuare la ricerca contenendo i costi. Il progetto, Seti@home, consiste nel mettere in rete i computer di utenti 'volontari' per elaborare i dati di osservazione del radiotelescopio di Arecibo, la più grande antenna del mondo, incastonata nel cuore della foresta tropicale dell'isola di Portorico.
Così, sfruttando la capacità di calcolo di centinaia di migliaia di pc sparsi in tutto il mondo, anche senza investimenti milionari, l'ascolto dell'universo può proseguire. Sempre ammesso che qualcuno abbia qualcosa da dire.