La Panspermia è una teoria scientifica che suggerisce che i semi della vita (in senso ovviamente figurato) siano sparsi per l'Universo, e che la vita sulla Terra sia iniziata con l'arrivo di detti semi e il loro sviluppo. È implicito quindi che ciò possa accadere anche su molti altri pianeti. E se a furia di cercare la vita su Marte, lo contaminassimo noi ?
In questi giorni la Nasa diffonde con un certo compiacimento le foto prodotte da Curiosity, il rover americano miracolosamente atterrato nel cratere Gale, lo scorso 6 agosto.
La Nasa ci tiene al corrente ora per ora del procedere della missione. Così, dotato di intelligenza artificiale, Curiosity sta acquisendo per noi una vera e propria personalità. Diciamo che si guarda intorno, che ha scattato il proprio autoritratto, che dopo la prima occhiata in bianco e nero ha incominciato a vedere Marte a colori. Il caricamento di un nuovo software, quello che permetterà al rover di usare il suo braccio robotico e di spostarsi sul pianeta che si appresta a esplorare, è stato descritto dalla Nasa come un “trapianto di cervello”.
Ma la cosa più importante è la ricerca di tracce di vita, elementare, biologica, in ogni sua forma. Ma se a furia di cercare la vita su Marte, lo contaminassimo noi ?
Il Curiosity deve stare attento a non disturbare quello che vorrebbe osservare: cioè a non portarla, la vita su Marte. La vita è terribilmente contagiosa, e il rischio di contaminare Marte con vita terrestre è reale. Spore di batteri si appiccicano ovunque e possono sopravvivere a un viaggio interplanetario. Esiste un trattato del 1967 sull'uso dello spazio, che impegna le nazioni a non sporcare troppo: al rover è permesso di ospitare al massimo 500 mila spore, più o meno quante ce ne sono in mezzo cucchiaino di acqua marina. I tecnici hanno continuato a strofinarlo con l'alcol fino all'ultimo momento prima della partenza; speriamo che basti. Sarebbe triste non riuscire più a capire se su Marte c'era la vita, perché la vita ce l'abbiamo portata noi. E se infine Curiosity trovasse segni di vita primitiva su Marte? Cambierebbe qualcosa nel nostro modo di pensarci al mondo? Forse no.
La ricerca della vita
Il Curiosity non è la prima macchina che riusciamo a far scendere su Marte, ma è di gran lunga la più complessa, e ha la missione precisa di studiare se ci possa essere, o ci possa essere stata, vita sul pianeta rosso. Date le condizioni attuali, è molto improbabile che trovi pullulare di vita sotto le sue grosse ruote. Oggi Marte è freddo, quasi senz'aria, e bombardato da radiazioni ostili dal Sole e dallo spazio. Ma la vita, forse batterica, potrebbe essersi sviluppata in epoche passate calde e umide, e potrebbe anche continuare a persistere tutt'ora in acque sotterranee o altri ambienti. Il Curiosity è in grado di cercarne le tracce: misura la presenza di molecole organiche, studia strati rocciosi antichi per ricostruire il clima e l'ambiente del passato. Per questo è atterrato accanto a una grande parete rocciosa, dove strati molto antichi dovrebbero essere accessibili. Se tutto va bene, per almeno un anno marziano, cioè 687 giorni terrestri, si aggirerà sul pianeta, cercando tracce della vita. Sono solo 669 giorni marziani, perché un giorno marziano è mezz'ora più lungo di un giorno terrestre. A 248 milioni di chilometri da noi, la macchinetta continuerà ad analizzare e misurare quello che ha intorno, aggirandosi solitaria fra i rossi paesaggi marziani sognati da Robinson. In attesa che arrivino buone notizie. Per ora godiamoci le foto spettacolari.