Il tempo, secondo i Maya, procedeva un ciclo dopo l'altro, e non finiva affatto. Ecco come leggere i loro calendari.

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I Maya e l'ossessione per il tempo

"Ogni stele o altare aveva il compito di indicare il flusso continuo del tempo o di celebrare la chiusura di un periodo. Per i lMaya i giorni non erano in rapporto con gli dèi, ma erano dèi"

Così l'archeologo americano John Eric Thompson descrive una caratteristica essenziale della cultura maya: l'ossessione per il tempo.

I Maya ne erano talmente presi che avevano due calendari intrecciati tra loro: uno solare, basato sul ciclo delle stagioni, e uno sacro, con regole e durata completamente diverse. Ma era sopratutto il concetto di tempo a essere diverso: non c'è una progressione continua di date, ma a un certo punto si ricominciava a contare da capo.

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Nella stele di Quiriguà (775 a.C.) è riportata la data della creazione (l'inizio del Computo Lungo).

Iperciclo. Questo concetto presente anche nel cosidetto "Computo Lungo", un ulteriore ciclo lunghissimo composto a sua volta da 13 cicli più brevi (i baktun), ognuno di 144.000 giorni (circa 400 anni), per un totale di 1.872.000 giorni: 5.125,37 anni. L'anno zero del Computo Lungo, stabilito interpretando la stele C di Quirigùa, corrisponderebbe all'11 agosto 3114 a.C. Data che in linguaggio maya suonava così: 0.0.0.0.0 (data a 5 cifre del Computo Lungo) 4 Ahau (data sacra) 8 Cumkù (data solare). Questo ciclo terminerà il 21 dicembre 2012 (per i Maya: 13.0.0.0.0 4 Ahau 3 Kankin). E poi si ricomincia.

Il metodo con cui sono state stabilite queste date, non è l'unico, ma è considerato il più attendibile (l'unica alternativa verosimile è quella che sposta il tutto due giorni dopo: l'inizio del ciclo al 13 agosto 3114 a.C. la fine il 23 dicembre 2012).

 

Come si intrecciavano i cicli del tempo

Il calendario maya si basava sull'interazione di due cicli. Come due ruote di diverso diametro, l'anno sacro Tzolkin (il primo calendario, 260 giorni: 20 giorni per 13 mesi) e l'anno solare Haab (il secondo calendario, 365 giorni: 20 giorni per 18 mesi più 5 giorni infausti detti Uayeb) si intersecano tra loro per definire una data, espressa con due numeri e due nomi.

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L'anno sacro e l'anno solare correvano a definire una data, che si ripeteva ogni 18.980 giorni.


Da dove nasce l'idea della "profezia maya"?

New Age. Il punto fondamentale, però, è che questa data per i Maya non coincideva affatto con la fine del mondo. Da dove nasce quindi l'idea della "profezia maya"?

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 Il primo a tirare in ballo la faccenda fu Josè Argüelles, che pubblicò nel 1987 il libro Il fattore maya: la via al di là della tecnologia.

Scatenando, forse al di là delle sue previsioni, un vero e proprio delirio collettivo. La sua ipotesi deriva da un documento storico sui miti maya, il Popol Vuh ("libro della comunità"), secondo il quale il Computo Lungo attuale è il quarto in ordine di tempo, poiché gli dèi avrebbero distrutto le tre precedenti creazioni ritenendole fallimentari. La terza creazione fu distrutta al termine del 13°baktun, data che ritornerà nuovamente alla fine del 2012.

Argüelles - che, ironia della sorte, è passato a miglior vita il 23 marzo 2011, senza poter quindi scoprire se la sua fantasiosa teoria corrispondesse al vero- era un pittore visionario, appassionatodi "numerologia", una pseudoscienza che studia le relazioni mistiche ed esoteriche dei numeri.

Il resto lo fecero i media, e la loro passione per le visioni catastrofiche (oltre che per il business).

 

Senza colpe. I Maya, invece, sono del tutto innocenti. Esistono infatti diversi ritrovamenti che riportano date anche molto successive al 21 dicembre 2012 (per esempio il calendario lunare rinvenuto quest'anno presso Xultun, in Guatemala, dipinto sui muri del laboratorio di uno scriba). Ciò significa che non pensavano a questo giorno come all'ultimo, ma come alla fine di un grande ciclo a cui ne sarebbe seguito un altro. A patto, è vero, che i sacrifici compiuti nel frattempo avessero soddisfatto gli dèi...

 

Autore dell articolo: Enzo Giurlani

Fonte: rivista n° 74 di Focus Storia (dicembre 2012 dossier "Maya: La fine di un Mondo")

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