Il rischio apocalittico è, secondo due studiosi italiani, altissimo per i prossimi due decenni. Soltanto adottando le misure giuste l'umanità potrà tagliare il traguardo del 2050.

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Il 2030 sara' una data chiave per il futuro dell'umanita', l'anno in cui 'la tempesta perfetta' produrra' i suoi effetti in maniera piu' prorompente. Raddoppieranno i flussi migratori con 400 milioni di persone che si sposteranno dai loro paesi per sfuggire alla poverta'.

Il disastro ambientale e la crescita demografica metteranno il mondo di fronte alla sfida decisiva, i problemi verranno definitivamente al pettine e solo se si prenderanno le scelte giuste nel 2050 si potra' tirare un sospiro di sollievo. Non aspirano certo a diventare veggenti, Gianluca Comin, direttore delle relazioni esterne di Enel, e Donato Speroni, ex vicedirettore del 'Mondo', anzi sono consapevoli della difficolta' di immaginare un mondo in continuo cambiamento grazie alle tecnologie.

Lo scopo del loro saggio e' tentare di capire, anche attraverso l'analisi degli scienziati, dove va l'umanita' e inquadrare le strategie per garantire la sopravvivenza della nostra civilta'. Almeno fino al 2050, limite estremo della prevedibilita'.

Prima delle sfide e' l'incremento demografico. Nel 2010 la popolazione mondiale e' arrivata alla boa dei sette miliardi, nel 2030 si prevedono 8,3 miliardi e nel 2050 9,3. Poi la popolazione crescera' solo in Africa fino agli oltre 10 miliardi del 2100. La Cina, con la politica del figlio unico, crescera' pochissimo, fino a 1,3 miliardi, mentre l'India nel 2030 avra' superato il miliardo e mezzo.

L'incremento riguardera' soprattutto i paesi in via di sviluppo e comportera' la necessita' di creare nel mondo da 1,5 a 2 miliardi di posti di lavoro. Non solo, invecchiamento e bassi tassi di fertilita', soprattutto nei paesi sviluppati, porteranno un cambiamento profondo degli equilibri geopolitici.

L'umanita' si trovera' di fronte alla necessita' di produrre il 50% in piu' di cibo ed energia e il 30% in piu' di acqua dolce. Di fronte ad una politica non in grado di elaborare scenari del futuro se non a breve termine, non esiste altra strada per preservare le risorse del pianeta e porre un argine ai cambiamenti climatici che tentare di cambiare i propri comportamenti.

Ecco allora che accanto alle strategie energetiche per liberarsi dai fossili e agli accordi internazionali sulle emissioni tossiche, spunta l'importanza di piccole azioni quotidiane, come ad esempio limitare l'uso dello sciacquone. Cuore della sfida sara' il modello di citta' ed i grattacieli appaiono preferibili alla moltiplicazione di villette in mezzo al verde che comportano costi energetici piu' elevati.

Chiave per affrontare i problemi globali, dalla crisi dell'economia, alla questione ambientale, al terrorismo - sostengono in conclusione gli autori - e' la nascita di un governo mondiale, che superi i faticosi tentativi di una governance internazionale.   

"Non sappiamo se le misure politiche, i nuovi comportamenti di consumo, gli investimenti economici saranno sufficienti per affrontare le sfide che ci troviamo di fronte - scrivono -. Siamo certi pero' che senza la collaborazione di tutti i soggetti non saremo in grado di affrontare la 'tempesta perfetta"'.


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