Otto grandi domande che attendono risposta. La rivista Science fa il punto sulle questioni più complesse che da diversi anni tolgono il sonno ai più grandi astronomi della Terra.

Kepler

Una delle più famose e rispettate riviste scientifiche al mondo, trattasi dell’americana Science, ha da poco pubblicato una serie di articoli dedicati ai più grandi misteri dell’astronomia rimasti ancora insoluti.

Si tratta di una sezione speciale che raccoglie circa venti articoli firmati dai più grandi astronomi del mondo divisa in otto sottosezioni, ciascuna dedicata a un quesito che attende ancora una soluzione. Non si tratta certo di semplici domande e probabilmente ci vorranno diversi anni di accurate ricerche se non addirittura decenni per riuscire a fornire delle risposte convincenti.

“Che cos’è l’energia oscura?”. Questa è la prima questione posta da Science. Si tratta di una forza fondamentale ancora sconosciuta, responsabile dell’accelerazione dell’espansione dell’Universo? O di un qualcosa che semplicemente non esiste? Gli astronomi ne sanno ancora molto poco. La missione spaziale EUCLID inserita all’interno del programma Cosmic Vision dell’ESA, potrebbe dare qualche risultato utile per la comprensione di questo annoso dilemma.

Vicino all’energia oscura campeggia la misteriosa “materia oscura”. Adrian Cho, uno dei più grandi esperti mondiali del settore, ritiene che la risposta verrà presto data da uno degli esperimenti tuttora in corso (diversi hanno sede in Italia presso i Laboratori del Gran Sasso dell’INFN), appena si riuscirà a trovare la prova dell’esistenza di qualche particella che la compone.

Nella terza tematica Yudhijit Bhattacharjee si chiede “dove sono i barioni mancanti”. I cosmologi, tramite lo studio della radiazione cosmica di fondo, hanno ricavato una stima di quanti barioni (i protoni e i neutroni che compongono i nuclei degli atomi fanno parte di questa famiglia di particelle) si sono formati durante il Big Bang. Ma sommando galassie, stelle e tutto ciò che ad oggi si osserva nell’Universo, non si arriva nemmeno a metà della cifra stimata. Sempre Bhattacharjee pone quest’altra domanda: “Come esplodono le stelle?”. Sembrerà strano ma anche il meccanismo che dà vita a una supernova pone diversi interrogativi.

Edwin Cartlidge analizza la questione inerente alla causa della “reionizzazione dell’Universo“. In altre parole, poche centinaia di migliaia di anni dopo il Big Bang, ci fu la formazione dei primi atomi di idrogeno, in seguito, un qualcosa strappò di nuovo via gli elettroni dagli atomi, trasformando buona parte della materia esistente nell’universo in plasma ionizzato. Il perché di questo evento rappresenta uno dei misteri più oscuri.

Nel saggio successivo, Daniel Clery si interroga sulla “fonte dei raggi cosmici più energetici“. Il nostro pianeta viene regolarmente bombardato da questi raggi cosmici la cui origine è ancora ignota. Una possibile risposta potrebbe arrivare dalla Teoria delle Stringhe oppure la motivazione potrebbe essere legata alla presenza di buchi neri situati al centro di nuclei galattici attivi. L’osservatorio Pierre Auger, situato in Argentina, sta lavorando per risolvere questo enigma.

Richard A. Kerr prosegue chiedendosi: “perché il sistema solare è così bizzarro?“. E’ il frutto di passaggi logici o è nato dal caos e dal caso? Chi può dirlo? Fatto sta che i pianeti che ne fanno parte sono molto diversi uno dall’altro. C’è chi ha satelliti o atmosfera e chi no. Molte risposte verranno quasi sicuramente date dal satellite Kepler o dalla sonda spaziale Rosetta impegnata nello studio dell’evoluzione del nostro sistema.

E infine, sempre Kerr conclude la serie con un’ultima domanda: “Perché la Corona del Sole è così calda?“. Sulla Corona, identificabile con la porzione di spazio che rimane visibile durante un’eclissi solare totale, le temperature raggiungono il milione di gradi Kelvin mentre sulla superficie del Sole la temperatura è di soli 5000 gradi. Ci sono diverse teorie in gioco, ma siamo molto distanti dalla soluzione definitiva. Le prossime missioni incaricate di dare una risposta sono l‘Interface Region Imaging Spectrograph (IRIS) della NASA, il cui lancio avverrà a dicembre, e la Solar Orbiter dell’ESA, che sarà lanciata nel 2017.

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