Uno dei più grandi enigmi dell'ultimo secolo è stato scoprire come siano nati i più grandi buchi neri del cosmo. In questi ultimi decenni, molti scienziati hanno provato a dare una spiegazione razionale all'evento.


Una risposta convincente è riuscita a ottenerla un team di scienziati guidato da Lucio Mayer dell’Istituto di fisica teorica dell’Università di Zurigo, il quale attualmente insegna nell’ateneo svizzero. Specializzato in formazione di galassie e dell’interazione fra di esse ha recente ha spiegato l’origine delle isole stellari di forma sferoidale in relazione alla materia oscura. Gli strumenti che consentono di immaginare che cosa succede sono i Supercomputer, grazie ai quali si possono simulare i processi che avvengono fra gigantesche masse di materia governate da imponenti forze gravitazionali. In questo modo Mayer e il suo Team sono riusciti, a ricostruire l’origine dei buchi neri più colossali incastonati nel cuore delle galassie.


Nell’evoluzione delle stelle è previsto che al di sopra di una certa massa il destino porti a creare alla fine della vita un buco nero. Con i supercomputer s’è visto che i buchi neri giganti possono essere scaturiti da un evento disastroso come la collisione e fusione di due galassie primordiali. La grande nube di gas con massa di milioni di volte quella del nostro sole, concentrata in una piccola regione di spazio può innescare un rapido processo di trasformazione arrivando alla nascita del superbuco nero. Così in poco tempo un buco nero di poche centinaia di milioni di masse solari può crescere conquistando una taglia di miliardi di masse solari.


Con questa teoria Mayer ha dimostrato invece che questi giganteschi mostri dell’universo sono capaci di crescere molto più velocemente delle isole stellari e regolare essi stessi l’evoluzione della galassia. Il nuovo passo avanti potrebbe aiutare la ricerca delle onde gravitazionali, le quale potrebbero scaturire proprio da questi mostri


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