Costruire nuovi shuttle ed autentiche astronavi interstellari con motori rivoluzionari, non è più fantascienza. Perché la verità scientifica e tecnologica del volo interstellare si nasconde nei dettagli segretamente tenuti nascosti al grande pubblico.

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Il mercato delle astronavi commerciali sostituirà quello dello shuttle. Gli analisti ne sono certi e questa tecnologia ci porterà a giro per il cosmo partendo dalla Luna. Ma c’è davvero bisogno di ritornare sulla Luna per costruire un’astronave in grado di viaggiare fino ai vicini sistemi solari ricchi di preziose super-Terre, creando così centinaia di milioni di posti di lavoro in tutto il mondo? Qual è la vera strategia della Casa Bianca? Svuotare l’obsoleto Programma Constellation per alimentare il più grande sogno dell’umanità?

Spingere la Nasa a concentrarsi su progetti legati alle scienze della Terra e del Sistema Solare per invogliare le multinazionali a compiere il più grande balzo dell’umanità, come sembrano suggerire gli stratosferici shuttle e l’Interstellar Venture Star del kolossal Avatar? Pare di sì, visto che simili velivoli potrebbero già esistere sulla carta. Il Programma Constellation di Bush già prevedeva entro il 2011 la chiusura di un’epoca storica per l’accesso pubblico di un velivolo all’orbita terrestre. Lo Space Shuttle della Nasa era ufficialmente l’unica navetta degli Stati Uniti d’America, fino a pochi mesi fa in attività verso la Stazione Spaziale Internazionale: dotata di ali, sapeva atterrare come un aliante con la sua proverbiale adattabilità e riutilizzabilità. Tutto questo ora è stato consegnato alla storia ed ai musei, lasciando un significativo vuoto per diversi anni. La flotta degli shuttle è stata messa in congedo dopo 31 anni di onorato servizio.

I governi e le agenzie spaziali pubbliche non possono accollarsi direttamente le spese per un investimento secolare, ma possono offrire concessioni alle imprese private spaziali. Alla velocità della luce, potremo raggiungere Giove in 42 minuti, in poco più di cinque ore potremo conquistare Plutone e in poche settimane o giorni potremo piantare la nuova bandiera della Terra su qualche cometa o planetoide di Alpha Centauri (dal punto di vista dei viaggiatori il tempo scorre più lentamente a velocità prossime alla luce: sulla Terra nel frattempo saranno trascorsi 4.3 anni).

Molti ignorano come tutto questo potrebbe essere già possibile con le nostre attuali tecnologie. Come e in quanto tempo potremo raggiungere la velocità della luce all’accelerazione di un solo G, quella che tutti sperimentano sulla Terra? La risposta del fisico Stanton Friedman è lapidaria: in un solo anno ma con il motore giusto. Per l’esattezza, interpretando correttamente la Relatività di Einstein, “al 99.99% della velocità della luce, dovremmo essere in grado di coprire la distanza di 37 anni luce di appena sei mesi!”. Fantascienza? Forse.

E sappiamo che passando dal livello energetico atomico dei razzi chimici a quello nucleare fino a quello subnucleare, le energie in gioco schizzano a valori incredibili: da un fattore 10mila a diversi miliardi! Dominare queste forze è la regola-chiave per conquistare le altre stelle. 

Ci sono numerosi esempi nella storia dell’Umanità di progressi scientifici e tecnologici letteralmente cancellati, ignorati e finanche perseguitati, nella viva carne di persone che hanno dato tutto in nome della verità e della conoscenza, dall’oscurantismo più assoluto veicolato nella società da false affermazioni dichiarate pubblicamente da sedicenti “dotti” che non erano a conoscenza dei dettagli tecnici di un esperimento, di un programma o di una tecnologia.

 Ma chi ha problemi ad ammettere la propria incompetenza, non è tagliato per la scienza, l’ingegneria, l’innovazione, il design e la ricerca: il volo interstellare nello spazio profondo non è più un tabù. La stampa ignora i progetti in corso d’opera, i “black budget”, i “black project”, programmi che non saranno resi pubblici sulle riviste scientifiche internazionali se non a “fatto” compiuto.

“La fusione nucleare è il motore delle stelle nell’Universo del quale facciamo parte – sottolinea Friedman – per cui non è irragionevole supporre che qualche civiltà leggermente più evoluta della nostra ne stia già facendo uso lì fuori”.

  I nostri eccezionali progressi tecnologici sono la prova che stiamo per entrare nel loro Club esclusivo.


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