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27 settembre 2011, il pianeta entra in rosso. Per far fronte al debito che stiamo accumulando nei confronti del nostro pianeta non ci sarà nessun fondo "salva-stati" a tutelarci. Secondo la Global Footprint Network, dall'inizio dell'anno ad oggi, abbiamo consumato le risorse naturali che la Terra è in grado di rigenerare in un anno. Alle condizioni attuali, in termini di popolazione e consumo, per chiudere l'anno "in pareggio" dovremmo avere a disposizione un pianeta circa mezza volta più grande.


Come ogni anno arriva il giorno dell'Overshoot Day ( l'umanità ha esaurito le risorse che la natura può fornire in un anno in maniera sostenibile) in cui abbiamo esaurito tutte le risorse rinnovabili del pianeta. Quest'anno cade il 27 settembre e il nostro atteggiamento nei confronti dell'ambiente in cui viviamo, che consumiamo e deprediamo continuamente, è insensato e suicida. Sembriamo alieni venuti dallo spazio. Il Global Footprint Network (GFN) tiene conto del fabbisogno umano di natura (per esempio per fornire cibo, produrre materie prime e assorbire CO2) rispetto alla capacità della natura di rigenerare queste risorse e assorbire i rifiuti. I calcoli del GFN dimostrano che circa dopo 9 mesi il fabbisogno di risorse dell'umanità ha sorpassato il livello che il pianeta può fornire in modo sostenibile in un anno. "E' come spendere il salario annuale in 9 mesi e consumare i risparmi anno dopo anno. Abbastanza in fretta finirebbe il vostro capitale” ha detto Mathis Wackernagel. Nel 1970, abbiamo superato la soglia critica.

 

La richiesta di risorse alla natura ha cominciato da allora a superare ciò che poteva essere prodotto in modo rinnovabile. "I calcoli preliminari del 2011 dimostrano che stiamo usando le risorse ad un tasso che richiederebbe tra 1,2 e 1,5 pianeti L'Earth Overshoot Day arriva mentre le Nazioni Unite prevedono che la popolazione umana raggiunga i 7 miliardi a fine ottobre e mentre, contrariamente, alla recessione, l'andamento delle risorse indica che la loro domanda è in crescita." Global Footprint Network


DEBITI ENERGETICI – Dunque, da domani e per tre mesi ancora, cioè fino alla fine dell’anno, utilizzeremo risorse che non abbiamo, andremo cioè in debito di energia. Volendo leggere con uno sguardo olistico la situazione globale, “debito” è la parola chiave del nostro tempo: energetico, finanziario. Il debito, insomma, muove il mondo. Pensiamo al costante taglio delle foreste che servirebbero a rallentare la corsa del caos climatico, prelevare acqua dalle falde fossili che non si ricaricano, usare energia fossile compromettendo il già delicato equilibrio dell’atmosfera. Continuando così, con una popolazione che sta per ormai per superare il muro dei 7 miliardi e i consumi globali pro capite in continua crescita, entro la metà del secolo il nostro debito supererà il 100% del Pil ambientale. Per il pareggio dei conti dovremmo avere a disposizione un secondo pianeta, secondo quanto calcolato dal GFN.


 

INQUINAMENTO e TECNOLOGIA – Secondo il WWF, oggi si estraggono e utilizzano circa 60 miliardi di tonnellate di materie prime l’anno, ovvero il 50% in più rispetto a 30 anni fa. Ogni essere umano utilizza mediamente oltre 8 tonnellate di risorse naturali l’anno, cioè 22 chili al giorno. Se due fattori pesano in negativo (aumento della popolazione e aumento dei consumi pro capite) ce n’è uno che gioca un ruolo positivo: il miglioramento della tecnologia che permette di fare di più con meno. Ma finora questa voce non è stata in grado di bilanciare la pressione congiunta della crescita demografica e dei consumi. Facciamo l’esempio della Cina: un’economia emergente che è tra le prime per tecnologie “verdi” e sta facendo scuola in tutto il mondo. Tuttavia, l’aumento spropositato della sua popolazione, che va di pari passo con la ricchezza di un paese che ancora si alimenta quasi del tutto a carbone, vanifica ogni sforzo. Il colosso Cindia è una metafora calzante dell’illusione della “sostenibilità” intesa come salvataggio in extremis della Terra da parte della scienza. Serge Latouche direbbe che se la nave si sta schiantando contro un iceberg, la soluzione non è rallentarne la velocità ma cambiare rotta.


CAMBIARE ROTTA - E in questo caso, cambiare rotta significa modificare le abitudini di consumo. Cosa che giocoforza dovrà avvenire quando anche nella parte ricca del mondo si ridurrà drasticamente la disponibilità di energia a basso costo. Il punto sarà riuscire a farlo gradualmente per ridurre lo shock economico, sociale e culturale connesso con quello energetico. Il consiglio è intervenire sugli stili di vita: prendere l’autobus al posto della macchina, ridurre il consumo della carne, evitare gli spechi di risorse idriche ed elettroche; tutti modi per migliorare la nostra vita alleggerendone l’impatto ambientale. Questa crisi profonda dell’economia viene considerata da molti un’occasione, per ricostruire una società più sana e soprattuto resiliente, cioè in grado di sopravvivere ai traumi provenienti dall’ambiente esterno. Calcola la tua impronta ecologica


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