Di questo elenco fanno parte dei o entità divine delle religioni maggiormente diffuse al mondo del subcontinente indiano.

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Le religioni dell'India sono la famiglia di religioni originate nel subcontinente indiano. Includono , l'Induismo e il Buddhismo, ma anche il Giainismo e Sikhismo.

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In sequenza: [ 1) Induismo 2) Buddhismo 3) Giaianismo 4) Sikhismo ]

l'antica religione vedica

I Veda (in alfabeto devanāgarī वेद, sanscrito vedico Vedá) sono un'antichissima raccolta in sanscrito vedico di testi sacri dei popoli arii che invasero intorno al XX secolo a.C. l'India settentrionale, costituenti la civiltà religiosa vedica, divenendo, a partire della nostra era, opere di primaria importanza presso quel differenziato insieme di dottrine e credenze religiose che va sotto il nome di Induismo.l termine sanscrito vedico veda indica il "sapere", la "conoscenza", la "saggezza", e corrisponde all'avestico vaēdha, al greco antico οἷδα (anticamente ϝοἷδα, da leggere "voida"), al latino video.

Gli elementi centralmente preponderanti delle credenze religiose  Arii era il Ṛta ovvero la Legge cosmica, e ill suo "guardiano" Asura Varuṇa .

Ṛta è un termine sanscrito che compare nei più antichi Veda ed è fondante nella Religione vedica (o Vedismo). Con Ṛta si intende l' "ordine cosmico" a cui soggiace l'intera realtà, ma anche una consuetudine sacra ovvero l'associazione tra il rito sacrificale e l'universo a cui esso è strettamente associato. Esso prelude, quindi, al termine più diffuso, e successivo, di Dharma.

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Nei Veda Asura Varuṇa, è il garante dell'Ordine cosmico, dei cieli ed è il signore della pioggia e dei fenomeni celesti, ma anche della Legge e del mondo sotterraneo. È quindi il più importante Asura (divinità) nel Ṛgveda, e sovrano degli Aditya. Successivamente fu considerato re dei Naga (I naga "serpenti" sono un'antica razza di uomini-rettili presenti nella religiosità e nella mitologia vedica e induista a partire dalla tradizione orale risalente al V millennio a.C.; storie di Naga fanno ancora parte della tradizione popolare di molte regioni a predominanza indù (India, Nepal, Bali) e buddhista (Sri Lanka, Sud-Est asiatico).

Suddivisione e datazione dei veda

La raccolta dei Vedà consiste:
nelle quattro Saṃithā (संहिता): Ṛgveda (ऋग्वेद), Sāmaveda (सामवेद), Yajurveda (यजुर्वेद) e Atharvaveda (अथर्ववेद), composte tra il 2000 a.C. e il 1100 a.C.;
nei Brāhmaṇa ( ब्राह्मणं), commentari alle quattro saṃithā composti tra il 1100 a.C. e l'800 a.C.;
nelle Āraṇyaka (आरण्यक), testi esoterici riservati agli eremiti delle foreste o comunque recitati al di fuori del contesto dei villaggi, composte tra il 1100 e l'800 a.C.;
nelle Upaniṣad (उपिनषद), opere di ulteriore approfondimento composte tra l'800 e il 500 a.C.;
nei Sūtra (सूत्र) e nei Vedāṅga (वेदाङ्ग), opere di codificazione dei riti, composti dal 500 a.C. in poi.
Va tenuto presente che questa suddivisione è quella universalmente considerata dagli studiosi di questa letteratura religiosa. In un significato più stretto, e più comune, per Vedà si intendono solo i quattro saṃithā, mentre dal punto di vista tradizionale solo i primi quattro raggruppamenti (i quattro Saṃithā, i Brāhmaṇa, gli Āraṇyaka e le Upaniṣad) sono considerati apauruṣeya, ovvero non composti dagli esseri umani e quindi appartenenti alla Śruti (scribi).


L'induismo

tradizionalmente denominato Sanātanadharma («religione eterna») è una religione politeista tra le principali religioni del mondo, ed è quella con le origini più antiche; conta circa 1 miliardo di fedeli, di cui circa 828 milioni in India.

L'induismo è il frutto di  un processo lungo di successive stratificazioni culturali poi sistematizzate, ma senza raggiungere una chiara gerarchizzazione degli dei del pantheon. La speculazione metafisica trovò l'Uno, ma non si liberò dalla molteplicità degli dei, ereditata dalla notte dei secoli, così la speculazione razionale cedette al panteismo esplicito, affermando con esso la sintesi dell'Uno con il molteplice del divino.

Simbologia

omOṃ (ॐ) (romanizzato anche come Oṁ, Óm e Aum), è un termine indeclinabile sanscrito che con il significato di solenne affermazione è posto all'inizio di buona parte della letteratura religiosa indiana.
Come sillaba sacra viene pronunciata all'inizio o al termine di una lettura dei Veda.
Come mantra, il più sacro e rappresentativo della religione induista, è oggetto di riflessioni teologiche e filosofiche, nonché strumento di pratica religiosa e meditativa.

L'induismo manifesta ampiamente il concetto del "divino", tuttavia l'orientamento cultuale degli induisti è rivolto preferibilmente alle divinità principali, in particolare a Vishnu e a Shiva e alla dea madre, Lakshmi. Brhama non ha grande importanza cultuale.

Vishnu

Il dio simboleggia l'energia benefica, sessualizzata, che alimenta la vita. La forza penetrante (viraj), che costituisce la vita. Egli provvede ai suoi devoti prosperità e ricchezze. E' il dio che conserva l'ordine cosmico, contro il disfacimento prodotto dal male. Il dio ha carattere pietoso, misericordioso.

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Le Caratteristiche principali di Vishnu sono le avatara, cioè le discese del dio tra gli uomini. Egli è un isvara (signore) che vuole la liberazione degli uomini dal male. Le sue discese sono dieci e sono connesse alle ere cosmiche (krta) che costituiscono delle tappe nella lotta contro le potenze demoniache, dove il dio entra in campo.

Shiva

Shiva è la figura centrale dello Shivaismo, e ha caratteristiche diverse dal dio Vishnu. L'atteggiamento del fedele è di devozione fiduciosa, che trova nella bhakti (devozione, adorazione della divinità) il compito del fedele è placare la divinità che si presenta come rischio permanente di distruzione per gli uomini e il mondo.

Siva

E' il tremendum shivaitico, che tuttavia è equilibrato da aspetti benefici del dio. Egli, infatti, pur incollerito rimane soccorrevole per i suoi devoti, che lo guardano come una potenza pacificata, come forza placata. Nel mito, ferma con la sua fronte la dea-fiume Ganga (il Gange) perché la terra non crolli sotto l'urto della dea. Annienta la città malefica dei demoni, liberando così il mondo dalla sua oppressione. Egli, secondo un'iconografia tricefala e un'iconografia trioculare (un essere con tre teste; un essere con tre occhi) è colui che crea, che conserva, che distrugge. Nell'iconografia tricefala ha accanto a sé alla sinistra la moglie Uma, amandola presenta il suo essere benevolo per l'umanità. Per contrapposto il suo aspetto a destra è quello di Bhairava, il Distruttore.

Shiva è il dio che ha come simbolo il linga (il fallo), ad espressione della sua energia cosmica, sessualizzata. E' il pilastro del mondo lungo il quale scorre l'energia che assicura l'esistenza degli uomini. La manifestazione generativa del dio è rappresentata nell'unione con la sua paredra Uma, adorata sotto diversi nomi: Parvati, Figlia della montagna, Durga, l'Inavvicinabile, Kalì, Gauri (quale dea dei cereali), Devi, la Dea, Mahesvari, la Sposa di Bhava.

Lakshmi

Nell'induismo, Lakshmi è la devi dell'abbondanza, della luce, della saggezza e del destino, ma anche della fortuna, bellezza e fertilità. È comunemente considerata consorte di Viṣṇu, e madre con lui di Kama, deva dell'amore.

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Come divinità della ricchezza è venerata da coloro che vogliono guadagnare o mantenere i propri guadagni; si crede che Lakshmi (e quindi la ricchezza) visiti solo case pulite e abitate da gente che lavora, mentre si tiene lontana dalla sporcizia e dai pigri.
La dea Lakshmi è incorrettamente identificata col denaro; questo è certo parzialmente vero, ma è conseguenza del suo attributo principale, la prosperità o abbondanza. È inoltre dea anche della purezza e della santità, oltre che del Brahma-vidya (conoscenza divina); è a lei che ci si rivolge per chiedere felicità in famiglia, amici, matrimonio, bambini, cibo e ricchezza, bellezza e salute.
È una divinità molto venerata, e oltre ad essere oggetto di culto da parte di ogni confessione induista (abbastanza raro per i deva), lo è anche da parte di molti giainisti e buddhisti.

Brhama

Brahma non è una figura divina popolare. Egli appare estraneo alla vita degli uomini, come deus otiosus, e così molti dei suoi attributi si ritrovano trasportati in Vishnu e in Shiva.

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Brahma è all'origine del cosmo. Sorto dall'Uovo d'Oro, ha plasmato con il suo volere tutte le cose. Aiutato da molti demiurghi, da lui generati, forma gli uomini, gli dei, i mondi. Il dio Shiva procede da lui, così come il dio Vishnu. Brahma garantisce l'ordine dell'universo, e consiglia gli dei con la sua saggezza.
Nell'iconografia è rappresentato con quattro teste, come dio onnisciente e onniveggente.
Il mito presenta come Brahma congiuntosi con la sua seconda sposa Sarasvati, che era anche sua figlia, aveva in quel momento cinque teste. Una gli venne tagliata da Shiva, sdegnato dell'incesto. Shiva dovette purificarsi nelle acque del Gange per avere colpito il padre, ma il colpo inferto al padre è secondo la sua configurazione di dio distruttore.

Ganesh

Presso la religione induista, Ganesha o Ganesh (Sanscrito गणेश IAST Gaṇeśa) è una delle rappresentazioni di Dio più conosciute e venerate; figlio primogenito di Shiva e Parvati, viene raffigurato con una testa di elefante provvista di una sola zanna, ventre pronunciato e quattro braccia, mentre cavalca o viene servito da un topo, suo veicolo.

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Spesso è rappresentato seduto, con una gamba sollevata da terra e ripiegata sull'altra, nella posizione dell'alitasana. Tipicamente, il suo nome è preceduto dal titolo di rispetto induista, Shri.
Il culto di Ganesha è molto diffuso, anche al di fuori dell'India; i devoti di Ganesha si chiamano Ganapatya.

 

ll Buddhismo

Il Buddhismo o Buddismo è una delle religioni più diffuse e tra le più antiche al mondo. Originato dagli insegnamenti di Siddhārtha Gautama (Buddha), comunemente si compendia nelle dottrine fondate sulle Quattro nobili verità . Con il termine Buddhismo si indica più in generale l'insieme di tradizioni, sistemi di pensiero, pratiche e tecniche spirituali, individuali e devozionali, nate dalle differenti interpretazioni di queste dottrine, che si sono evolute in modo anche molto eterogeneo e diversificato. Sorto nel VI secolo, a partire dall'India il buddhismo si diffuse nei secoli successivi soprattutto nel Sud-est asiatico e in Estremo Oriente, giungendo, a partire dal XX secolo, anche in Occidente.

Buddha

Buddha è, come dice il nome, un "risvegliato" (buddha è infatti il participio passato del sanscrito budh, prendere conoscenza, svegliarsi) ed indica, secondo il Buddhismo, un essere che ha raggiunto l'illuminazione (bodhi) e in particolare il massimo grado di essa.

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La nascita

Siddhārtha Gautama (Lumbini, 8 aprile 566 a.C. – Kuśināgara, 486 a.C.) , meglio conosciuto come Gautama Buddha, il Buddha storico, o semplicemente Buddha è stato un monaco buddhista, filosofo, mistico e asceta indiano, fondatore del Buddhismo, una delle più importanti figure spirituali e religiose dell'Asia. Visse approssimativamente tra il 566 a.C. e il 486 a.C. e proveniva da una famiglia ricca e nobile del clan degli Śākya, da cui anche l'appellativo Śākyamuni (l'asceta o il saggio della famiglia Śākya)

La sua famiglia di origine si dice fosse ricca: una stirpe guerriera che dominava il paese e che aveva come capostipite leggendario il re Ikṣvāku.

Il padre di Siddartha, il rāja Śuddhodana, regnava su uno dei numerosi stati in cui era politicamente divisa l'India del nord. La madre di nome Māyā è descritta di grande bellezza.

Nel Buddhacarita (poema epico sulla vita di Buddha),la madre sognò che un elefante bianco le penetrò nel corpo senza alcun dolore e ricevette nel grembo, "senza alcuna impurità", Siddharta che fu partorito nel bosco di Lumbinī dove il figlio le nacque da un fianco senza alcun dolore. Siddharta, sempre secondo il racconto del Buddhacarita, nacque pienamente cosciente e con un corpo perfetto e luminoso e dopo sette passi pronunciò le seguenti parole:

« Per conseguire l'Illuminazione io sono nato, per il bene degli esseri senzienti; questa è la mia ultima esistenza nel mondo »

Siddharta mostrò una precoce tendenza contemplativa, mentre il padre l'avrebbe voluto guerriero e sovrano anziché monaco. Il principe si sposò giovane, all'età di sedici anni, con la cugina Bhaddakaccānā, nota anche con il nome di Yashodharā, con la quale ebbe, tredici anni più tardi un figlio, Rāhula. Nonostante però fosse stato allevato in mezzo alle comodità e al lusso principesco e fatto partecipare alla vita di corte in qualità di erede al trono, la profezia del saggio Asita puntualmente s'avverò.

La fuga

All'età di 29 anni, ignaro della realtà che si presentava fuori della reggia, uscito dal palazzo reale paterno per vedere la realtà del mondo circostante, testimoniò la crudezza della vita in un modo che lo lasciò attonito. Incontrando un vecchio, comprese improvvisamente che la sofferenza accomuna tutta l'umanità e che le ricchezze, la cultura, l'eroismo e tutto quanto gli avevano insegnato a corte erano valori effimeri e caduchi. Capì che la sua era una prigione dorata e cominciò interiormente a rifiutare agi e ricchezze. Poco dopo essersi imbattuto in un monaco mendicante, calmo e sereno, stabilì di rinunciare alla famiglia, alla ricchezza, alla gloria ed al potere per cercare la liberazione. Secondo il Buddhacarita (canto V), una notte, mentre la reggia era avvolta nel silenzio e tutti dormivano, complice il fedele auriga Chandaka, montò sul suo cavallo Kanthaka e abbandonò la famiglia ed il reame per darsi alla vita ascetica. Secondo un'altra tradizione comunicò piuttosto la propria decisione ai genitori e, nonostante le loro suppliche e lamenti, si rase il capo e il volto, smise i suoi ricchi abiti e lasciò la famiglia. Fece voto di povertà e compì un percorso tormentato d'introspezione critica. La tradizione vuole ch'egli abbia intrapreso la ricerca dell'illuminazione a 29 anni (536 a.C.).

 L'ascesi

Dopo aver vagabondato senza meta per alcuni anni nella regione di Rājagaha, soggiornando presso i maestri Āḷāra Kālāma e Uddaka Rāmaputta, in seguito si stabilì presso il piccolo villaggio di Uruvelā, dove il fiume Nerañjarā (l'odierno Nīlājanā) confluisce nel Mohanā per formare il fiume Phalgu, a pochi kilometri dall'odierna Bodh Gaya. Qui trascorse quasi sei anni nel più rigido ascetismo sperimentando varie forme anche estreme di ascesi (definite tāpas, forme arcaiche di meditazione e yoga), fino quasi a morirne.

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Quivi comprese, infine, l'inutilità delle pratiche ascetiche estreme e dell'automacerazione e tornò a una dieta normale accettando una tazza di riso bollito nel latte offertogli da una ragazza di nome Sujatā. Ciò gli costò l'alienazione e la perdita dell'ammirazione dei suoi discepoli, che videro nel suo gesto un segno di debolezza e di conseguenza lo abbandonarono. Desideroso di conoscere le cause della miseria presente nel mondo, Gautama capì che la conoscenza salvifica poteva essere trovata solo nella meditazione di profonda visione e che questa poteva essere sostenuta solo se il corpo fosse stato in buone condizioni e non spossato dalla fame, sete e sofferenze autoinflitte.

L'illuminazione

All'età di 35 anni, nel 530 a.C., dopo sette settimane di profondo raccoglimento ininterrotto, in una notte di luna piena del mese di maggio, seduto sotto un albero di fico , a lui si spalancò l'illuminazione perfetta: egli meditò una notte intera fino a raggiungere il Nirvāṇa (è il fine ultimo della vita, lo stato in cui si ottiene la liberazione dal dolore).

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Il Buddha conseguì, con la meditazione, livelli sempre maggiori di consapevolezza: afferrò la conoscenza delle Quattro nobili verità e dell'Ottuplice sentiero e visse a quel punto la Grande Illuminazione, che lo liberò per sempre dal ciclo della rinascita (da non confondersi con la dottrina induista della reincarnazione).

ruota-dharma-300x284Simbologia

Si dice che il Buddha fosse riluttante ad accettare le sue immagini, in quanto non voleva essere venerato.Per simboleggiare il Buddha le prime espressioni dell'arte usarono principalmente la Ruota dagli otto raggi e l'albero del Bodhi, ma vennero utilizzati anche le orme del Buddha, un trono vuoto, una ciotola per l'elemosina e un Leone.La ruota del Dharma a otto raggi o 'Dharmachakra' (sanscrito) simboleggia il Buddha intento nel girare la ruota della verita’ o della legge (Dharma = verita’ / diritto, chakra = ruota).

La ruota si riferisce alla storia secondo cui, poco dopo che il Buddha raggiunse l'illuminazione, Brahma discese dal cielo per chiedergli di insegnare, offrendogli un Dharmachakra.

Il Buddha e’ conosciuto come colui che gira la ruota: colui che stabilisce un nuovo ciclo di insegnamenti in movimento e di conseguenza cambia il corso del destino.Il Dharmachakra ha otto raggi, simbolo degli otto nobili sentieri (Cammino della saggezza: 1 la Retta Comprensione, 2 il Retto Pensiero; Cammino della moralità: 3 la Retta Parola, 4 la Retta Azione, 5 la Retta Condotta di Vita; Cammino della disciplina mentale (o della meditazione buddhista): 6 il Retto Sforzo, 7 la Retta Consapevolezza, 8 la Retta Concentrazione).I tre segmenti al centro rappresentano il Buddha, il Dharma (gli insegnamenti) e il Sangha (la comunita’ spirituale).

La ruota puo’ anche essere divisa in tre parti, ognuna delle quali rappresenta un aspetto della pratica Buddhista, il mozzo (disciplina), i raggi (saggezza), e il cerchio (concentrazione).

Negli anni successivi al nirvāṇa, il Buddha si spostò lungo la pianura gangetica predicando ai laici, accogliendo nuovi monaci e fondando comunità monastiche che accoglievano chiunque, indipendentemente dalla condizione sociale e dalla casta di appartenenza, fondando infine il primo ordine monastico mendicante femminile della storia. A condizione che l'adepto accettasse le regole della nuova dottrina, ognuno era ammesso nel sangha (comunità dei monaci buddhisti).

 

Giainismo

Il giainismo (o Jainismo) è un'antica religione, inizialmente documentata come una fede a sé stante è soprattutto una filosofia in quanto non implica divinità definite. È basata sugli insegnamenti di Mahavira (559-527 a.C.), un asceta di nobile estrazione che indicava la via alla perfezione umana sulla base della nonviolenza. Secondo la sua dottrina, la filosofia giainista diventa un modo di vivere e un modo di comprendere e codificare le verità eterne e universali che occasionalmente si erano manifestate all'umanità e che più tardi riapparirono negli insegnamenti degli uomini che avevano raggiunto l'illuminazione o onniscienza (Keval Gnan). I fedeli ritengono che nella parte dell'universo in cui ci troviamo e nel presente ciclo temporale, la filosofia sia stata comunicata all'umanità da un mitico maestro Rishabha. Prove risalenti alla civiltà della valle dell'Indo (ca. 3000-1500 a.C.) sembrano attestarne l'esistenza, grazie a sigilli e artefatti dissepolti sin dalla scoperta di questa civiltà nel 1921.

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Il giainismo insegna che ogni singolo essere vivente, dal moscerino all'uomo, è un'anima eterna e indipendente, responsabile dei propri atti. I giainisti ritengono che il loro credo insegni all'individuo come vivere, pensare e agire in modo tale da rispettare e onorare la natura spirituale di ogni essere vivente, al meglio delle proprie capacità.

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La mano aperta con una ruota sul palmo nel linguaggio gianista simboleggia la nonviolenza (la parola scritta al centro è "Ahimsa"). La ruota rappresenta il dharmacakra, che serve a fermare il ciclo della reincarnazione attraverso il perseguimento della verità.

Dio è concepito come l'insieme dei tratti immutabili dell'anima pura, come signore fra le anime poiché rappresenta l'infinita conoscenza, percezione, coscienza e felicità.L'universo stesso è eterno, non avendo né inizio né fine (per questo motivo, si ritiene che il giainismo sia una via religiosa che non include la concezione di un dio creatore).

Le figure principali sono i Tirthankara (cioè attraversatore del guado o vittorioso è il titolo che si usa nel Giainismo per indicare uno dei 24 profeti che si sono succeduti nei cicli storici per rivelare il Giainismo stesso all'umanità. Solo degli ultimi due, Parshva e Mahavira, abbiamo notizie storiche. In particolare è certo il ruolo fondamentale per la diffusione del gianismo di Mahavira tanto che per molto tempo è stato, erroneamente, considerato il fondatore di questa religione).

Sacre scritture

Il canone Svetambara, denominato Agama, risale al II-III secolo a.e.v. e comprende parabole e leggende riferite alla figura di Mahavira. I Digambara negano l'autenticità di questi testi e il loro canone comprende le opere del monaco Kundakunda (circa IV secolo d.c.)

 

Sikhismo

è una religione nata nel XV secolo nell'India settentrionale basandosi sugli insegnamenti di Nanak e dei successivi nove guru. Il sistema filosofico e religioso è conosciuto tradizionalmente come Gurmat o Sikh Dharma. La parola Sikhismo deriva da sikh, nome che designa i fedeli e siglifica letteralmente "discepoli" o "studenti". La religione sikh è monoteistica, e il credo si basa sulla fede in Vahiguru, Dio, rappresentato dal simbolo dell'Ek Onkar. Il Sikhismo offre una via che contempla la salvezza attraverso la meditazione personale sul nome e sul messaggio di Vahiguru. I sikh sono portati a seguire gli insegnamenti dei dieci guru e del testo sacro chiamato Guru Granth Sahib. I sikh sono attuamente una comunità di 23 milioni di persone, di cui la maggior parte si concentra nel Punjab, regione geografica che sta tra l'India e il Pakistan.

Gurús

Tutti i 10 guru con la propria vita hanno formato i sikh:
Sri Guru Nanak Dev ji fondò il Sikhismo e percorrendo migliaia di chilometri predicò di meditare il nome del Creatore;
Sri Guru Angad Dev ji valorizzò l'uguaglianza tra le persone dando peso all'istruzione;
Sri Guru Amar Das ji insegnò a servire con umiltà e a trattare la donna alla pari dell'uomo. Si oppose al rito della "Sati", cioè l'usanza diffusa tra gli Indù di bruciare la vedova sulla pira funebre;
Sri Guru Ram Das ji con la costruzione del Tempio d'oro fece capire che nella casa del Creatore sono ben accolti tutti, senza distinzioni di religione o di casta;
Sri Guru Arjun Dev ji subì atroci torture per sottolineare l'importanza di accettare il volere del Creatore;
Sri Guru Hargobind Sahib ji insegnò che quando ogni altro mezzo risulta inutile è lecito l'uso delle armi;
Sri Guru Har Rae Sahib ji intervenne durante le epidemie costruendo case di cura;
Sri Guru Harkrishan Sahib ji insegnò a sacrificare il proprio bene per quello degli altri;
Sri Guru Tegh Bahaddar ji si sacrificò salvando la religione induista;
Sri Guru Gobind Singh ji attribuì ai propri sikh una diversa identità, creando il Khalsa.
Nell'aprile 1699, per eliminare ogni differenza tra le persone (di casta, di ricchezza, ecc.), introdusse il battesimo (l'Amret), con il quale ogni uomo prendeva il cognome "Singh" (= leone) e ogni donna "Kaur" (= leonessa) e che prevedeva per gli uomini, ma anche per le donne, l'assunzione di 5 simboli (kakaar).
Sri Guru Granth Sahib ji (= Il nobile libro originario che è Signore e Maestro Spirituale) è comunemente chiamato anche Adi Granth con riferimento alla versione curata nel 1603-1604 dal 5° Guru Arjan o Guru Granth Sahib se si fa riferimento alla sua ultima recensione curata dal 10° Guru Gobind Singh nel 1705, o semplicemente Granth (= Il Libro).
In particolari occasioni solenni, si pratica il rito della lettura completa e senza interruzioni del Libro Sacro: l’Akhand Panth è una cerimonia che prevede la lettura inenterrotta delle 1430 pagine del Libro Sacro, da parte di 5 Lettori, nell’arco di 48 ore. Il libro è scritto in gurmukhi, versione semplificata e considerata sacra, dell’antico sanscrito e comprende vocaboli punjabi, persiani e sanscriti.

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