"troveremo ovunque segni di vita, forse persino intelligente, entro il prossimo secolo" lo sostiene Jocelyn Bell Burnel, una delle più note scienziate inglesi che lavora con un premio Nobel

alieni ombra

Jocelyn Bell Burnell, astrofisica presso l'Università di Oxford, allieva e collaboratrice del premio Nobel per la fisica Antony Hewish, in una conferenza ha dichiarato: "Ipotizzo che troveremo ovunque segni di vita, forse persino intelligente, entro il prossimo secolo."

L'illustre ricercatrice parlava davanti alla platea dell' Euroscience Open Forum, che si è svolta a Dublino. Un pubblico, dunque, di esperti del settore. Nel sostenere che le probabilità di trovare creature aliene è maggiore sui pianeti rocciosi dotati di atmosfera con anidride carbonica e ozono, Bell Burnell  ha però chiesto agli astanti: "Se le troviamo, dobbiamo tentare di contattarli o no?"

Per farlo, afferma la scienziata britannica, potrebbero servire decenni, anche utilizzando tecnologie a raggi laser. "Non c'è nulla che possa viaggiare più velocemente della luce, eppure anche così la nostra comunicazione impiegherebbe da 50 a 100 anni per arrivare a destinazione."

Una lunga attesa quindi, che la maggior parte degli scienziati sembra disposta a sopportare. Secondo l'ultimo sondaggio del Daily Mail, infatti, il 44% degli inglesi crede negli Extraterrestri, mentre il 33% ritiene che si debba fare di più per cercarli ed entrare in contatto con loro.

Questa l’opinione in merito di Clarke: "Il fatto di non aver ancora trovato prove di vita intelligente al di fuori della Terra non mi stupisce e non mi delude. La nostra tecnologia deve essere ancora così ridicolmente primitiva che sembriamo dei selvaggi nella giungla, mentre nell'etere viaggiano più parole per secondo di quante ne potremmo pronunciare in una vita intera."

Insomma, il difetto nella comunicazione è solo da parte nostra: siamo evidentemente incapaci di cogliere i messaggi di una civiltà più evoluta. Concetto ribadito, in una recente  intervista, anche da Lord Martin Rees, Astronomo e Professore di Cosmologia al Trinity College di Cambridge. Rees pensa che la comprensione dell'esistenza di creature aliene sia superiore alle umane possibilità.

"Potremmo guardarli negli occhi senza riconoscerli", ha detto. "Il problema è che stiamo cercando qualcosa di molto simile a noi, dando per scontato che gli Alieni abbiano persino la nostra stessa matematica. Io invece credo che possano esistere forme di vita intelligente tali che neppure riusciamo ad immaginare. E come uno scimpanzè non è in grado di capire la teoria quantistica, potrebbero esserci aspetti della realtà che vanno oltre le capacità del nostro cervello."

L'astronomo di Elisabetta II non ha sicuramente una visione antropocentrica: "Gli esseri umani non sono il limite della complessità evolutiva. Anzi, potrebbero esistere entità post-umane, sia di natura organica che inorganica,  magari a base silicio, superiori a noi da vari punti di vista", ha detto il Lord.

UnMilan Cirkovic, dell'Osservatorio astronomico di Belgrado, ha fatto due conti: l'età media dei pianeti rocciosi della Via Lattea dovrebbe essere di circa 1.8 miliardi di anni superiore a quella della Terra e del nostro sistema solare. Ciò significa che un'eventuale civiltà extraterrestre avrebbe avuto svariate centinaia di milioni di anni in più per svilupparsi e per progredire.

Il gap temporale è talmente vasto da essere incolmabile. I cugini della stella accanto potrebbero aver raggiunto il nostro attuale livello tecnologico quando quaggiù eravamo ancora fermi al brodo primordiale. E adesso,  a che punto saranno arrivati?

Articolo completo disponibile su http://scienza.panorama.it


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