I futuri colonizzatori di Marte dovranno avere almeno 60 anni e forse potrebbero partire per un viaggio senza ritorno cominciano. Dunque, che ci piaccia o no, il progetto di colonizzazione del pianeta rosso si fa sempre più concreto.

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Dirk Schulze-Makuch, professore della Washingotn State University, si è pronunciato al riguardo in un articolo. Se molti si interrogano sui problemi etici relativi ad un allontanamento a vita di questi uomini, c’è chi chiarisce subito che gli astronauti dovranno essere convinti di non poter più far rientro sulla Terra. I costi sarebbero proibitivi per un viaggio di andata e di ritorno. Per non parlare del fattore tempo. Due scienziati che si stanno occupando di pianificare nei dettagli il programma, propongono che la missione cominci con l’invio di due navicelle il cui equipaggio sia formato da due persone sessantenni. Questi voleranno separatamente e le loro astronavi dovranno servire come quartier generale durante l’intera permanenza. Solo successivamente seguiranno gli invii regolari di altri ‘coloni’ e di rifornimenti.

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Come è noto ormai da un mese, ossia dal momento in cui la notizia è stata diffusa dalla Nasa, l’ambizioso progetto è stato denominato 'Hundred Years Project'. Il primo a parlarne fu Pete Worden dal Nasa Research Centre, attirando su di sé una scia di opinioni contrastanti. Oggi, Schulze-Makuch e Paul Davies, un fisico dell’Arizona State University, prospettano che il viaggio di sola andata possa iniziare già tra una ventina d’anni.

Anche la scelta dell’età degli astronauti non è un caso: la missione esporrà il fisico della persona a delle forti radiazioni. Queste danneggeranno irrimediabilmente gli organi riproduttivi degli astronauti. Inoltre, il volo verso Marte ha una durata di sei mesi. Ciò comporterà una riduzione della durata della vita a causa del fattore temporale legato alla distanza Terra-Marte. E lo scenario che troveranno ad accoglierli sarà del tutto ostile alle peculiarità umane: atmosfera rarefatta, acqua ghiacciata, diossido di carbonio e, chissà, anche qualche segno di vita aliena.

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Tagliando sui costi di carburante necessario per il rientro e sugli indispensabili rifornimenti, la missione potrebbe costare l’80 per cento in meno. Ma la questione su cui si dibatte è che ai cosmonauti non verrà proposta una ‘missione suicida’. “Gli astronauti andranno su Marte con lo scopo di vivere lì per il resto dei loro giorni”, scrivono Davies e Schulze-Makuch.

Adesso, quel che preoccupa di più è il reperimento del denaro sufficiente a finanziare il progetto. Ciò che occorre è “un miliardario eccentrico”, per dirla con le parole di Schulze-Makuch. E già affiorano i primi nomi dei possibili finanziatori: l’inglese Richard Branson, il fondatore di PayPal, e Jeff Bezos, l’ideatore di Amazon.com.

La fantascienza che diventa realtà, dunque. Quel che eravamo abituati a vedere sui grandi schermi, di persone che soccombono alla depressione o alla pazzia, vittime di alieni o dei propri computer, si sta concretizzando. E l’aspetto psicologico, infatti, non è da trascurare. Pensiamo allo stress da abbandono al quale questi colonizzatori del terzo millennio saranno sottoposti. La letteratura scientifico-psichica ci parla proprio di questo: di menti irrimediabilmente compromesse. Siamo proprio sicuri che (anche) questo sia il giusto prezzo da pagare in nome della scienza?

Fonte:www.nextme.it


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