40 anni fa, la prima volta fuori dal Sistema solare. Dopo uno sguardo a Giove, il Pioneer 10 va verso lo Spazio profondo. A bordo, un disegno e un messaggio per gli extraterrestri

La sonda spaziale Pioneer 10 lascia la terra il 2 marzo 1972 per raggiungere Giove e poi lanciarsi verso lo spazio extrasolare. (Credits: NASA Ames Research Center/Wikimedia)

La dobbiamo chiamare l' astronave dei record. Non si tratta del Millennium Falcon o dell'Enterprise, ma di una sonda da 258 chilogrammi che risponde al nome di Pioneer 10. Insomma, una navicella spaziale molto più contenuta rispetto ai giganti della fantascienza, ma che vanta comunque una serie di primati storici.

Tanto per cominciare, il 2 marzo 1972 decolla da Cape Canaveral, in Florida, e schizza in cielo alla velocità di 52mila chilometri all'ora. Quanto basta per lasciarsi la Luna alle spalle in 11 ore e bypassare Marte dopo 12 settimane di viaggio e 80 milioni di km di corsa. Il 15 luglio, Pioneer 10 segna il primo record spaziale facendo il suo ingresso nella fascia di asteroidi che separa i pianeti interni del Sistema Solare da quelli più esterni. Come sa benissimo anche Han Solo, attraversarla non è esattamente uno spasso: un labirinto esteso 280 milioni di km dove polveri e ammassi di roccia grandi quanto l'Alaska sfrecciano a velocità di 20 chilometri al secondo.

Secondo record: Pioneer 10 supera la fascia di asteroidi e, il 3 dicembre 1973, entra finalmente in contatto con Giove. Nessun dispositivo costruito da un essere umano era mai riuscito a raggiungere il quinto pianeta del Sistema solare. Nell'incrociarlo, la navicella scatta le prime immagini ravvicinate della sua superficie e ne mappa il campo magnetico. Non capita tutti i giorni di passare vicino a un gigante gassoso dal volume mille volte quello della Terra.

Ma la missione di Pioneer 10 non si ferma qui: dopo essersi lasciato anche Giove alle spalle, la navicella punta verso i confini del Sistema. Durante il suo lungo viaggio verso lo Spazio esterno, gli strumenti di bordo raccolgono dati preziosi sui venti solari e i raggi cosmici che provengono dalla nostra galassia. Purtroppo, man mano che la sonda si avventura oltre Plutone, il suo segnale diviene sempre più debole.

Il messaggio destinato agli extraterrestri sulla sonda pioneer10

La Nasa dichiarò conclusa la missione Pioneer 10 il 31 marzo 1997, ma continuò a tracciare il segnale della navicella per studiare nuovi metodi di comunicazione da implementare sulle nuove sonde extrasolari. Pioneer 10 ha tenuto duro fino al 23 gennaio 2003, quando la stazione di controllo terrestre ha ricevuto il suo ultimo segnale radio.

Trent'anni di missione fuori dal sistema solare sono troppi anche per un guscio di metallo, figurarsi per un essere umano. Eppure, anche se i sistemi di alimentazione di Pioneer 10 sono ormai fuori uso, la navicella forse riuscirà a portare a termine un'altra missione.

Quella di portare un messaggio degli abitanti della Terra alle forme di vita intelligente che potrebbero trovarsi da qualche parte nella galassia.

Il dispositivo infatti reca a bordo una placca di alluminio anodizzata che raffigura un uomo, una donna e la provenienza dell'astronave.

Chissà quante possibilità abbiamo di vedercela riportare indietro.

Crediti articolo: daily.wired.it