Stephen Hawking – il genio dell’astrofisica imprigionato in un corpo paralizzato – ha lanciato un altro appello urgente al genere umano: bisogna sbrigarsi a colonizzare lo spazio, è sua opinione, perchè dopo aver prosciugato di risorse questa nostra cara, vecchia Terra stiamo facendo la fine di scorpioni in una bottiglia, o di pesci in uno stagno che si prosciuga. Ci stiamo sbranando reciprocamente insomma, e la catastrofe – lui è convinto – incombe. Hawking però non dice due cose. Non spiega con quali risorse dovremmo colonizzare lo spazio, visto che quelle disponibili quaggiù vanno esaurendosi: per traslocare una fetta significativa dei 7 miliardi di esseri umani che popolano la Terra ce ne vorrebbero presumibilmente parecchie.

E non dice nemmeno se allargare la bottiglia – o lo stagno – sarà un provvedimento sufficiente a far cessare, diciamo, gli episodi di cannibalismo, o se semplicemente sposterà un po’ più in là il limite oltre il quale la loro frequenza diventa nociva per la sopravvivenza stessa della nostra specie: una specie che in questo plausibilissimo potrebbe sopravvivere solo a patto di ampliare costantemente, instancabilmente il suo mondo.

Anche se le dichiarazioni di Hawking lasciano nell’ombra questi due aspetti tutt’altro che trascurabili, essi mi sembrano l’unica proiezione sensata del business as usual (continuare a comportarci come abbiamo sempre fatto) e della crescita infinita verso il futuro.

Ho scritto: sensata. Non ho scritto: condivisibile. Sta di fatto che i bardi della crescita non hanno una visione della realtà articolata e realistica come quella di Hawking, e parlano come se la bottiglia, o lo stagno, fossero una cornucopia inesauribile, e non un orizzonte limitato.

Stephen Hawking ha rilasciato le sue dichiarazioni in un’intervista via email (non riesce a parlare) a The Canadian Press, in vista del debutto del programma televisivo anglo canadese “Brave New World With Stephen Hawking”. La fonte originaria non è disponibile sul web, ma le frasi di Hawking sono state riprese da altri organi di informazione.

Secondo lui la colonizzazione dello spazio è l’unica via di salvezza per il genere umano, dal momento che a noi terrestri sarà difficile evitare disastri nei prossimi cent’anni: per non parlare di tutto il tempo a seguire.

Dice: stiamo entrando in un periodo sempre più pericoloso della nostra storia, la popolazione e l’uso delle risorse finite offerte dal pianeta Terra stanno crescendo esponenzialmente insieme alla nostra abilità tecnica di modificare l’ambiente, nel bene o nel male. Ma il nostro codice genetico contiene l’egoismo e gli istinti aggressivi che furono vantaggiosi per la sopravvivenza nel passato; adesso l’unica possibilità di sopravvivenza consiste nel non rimanere abbarbicati alla Terra, ed espandersi invece nello spazio.

Come finanziare (mica bruscolini) la colonizzazione dello spazio, come dotarla di adeguate risorse traendole da un pianeta che le sta esaurendo? E anche i nuovi mondo del futuro diventeranno prima o poi bottiglie o stagni troppo stretti?

Hawking, dicevo, non offre delle soluzioni anche se soltanto lui ha il merito di portare il “business as usual” alle più logiche conseguenze ultime. Del resto, è un genio: ma nemmeno dai geni si può pretendere l’impossibile.

Crediti: blogeko.iljournal.it